Incontro con lo sceicco Ali Abu Sbeha: “ci saranno conseguenze catastrofiche per l’Italia”

Di Vanessa Tomassini.
“Quando l’abbiamo incontrato, ci ha accolto, è stato molto gentile con noi, spiegandoci la Libia e l’importanza della Libia, parlandoci delle regole costituzionali perché precedentemente la Libia aveva una Costituzione, nel 1951. La Libia è stata uno dei primi Paesi arabi a proclamare la Repubblica nel 1918. Il presidente Kais Saied è molto interessato alla questione libica, in quanto la sicurezza tunisina è collegata alla situazione in Libia. Ci ha detto che presterà particolare attenzione durante la sua carriera presidenziale al fascicolo libico. Ha espresso la sua insoddisfazione per ciò che sta accadendo in Libia, dalla guerra e dai combattimenti, ed ha proposto infine una soluzione. Ho avuto l’opportunità di parlare con lui perché ero il capo della delegazione che ha incontrato il presidente e gli ho raccontato le tappe che si sono verificate in Libia dopo il 17 febbraio 2011”.
A parlare è lo sceicco Ali Abu Sbeha, capo del Consiglio Sociale delle tribù e delle città del Fezzan, la storica regione del sud della Libia, che ci racconta l’incontro con il presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied, e cosa si sono detti. Ad accoglierci insieme al presidente delle tribù del sud c’è suo figlio Ahmed, che indossa il cappellino della squadra del cuore, la Juventus. Lo sceicco prosegue così il suo racconto: “A partire dagli eventi che hanno avuto luogo, indipendentemente dal fatto che i libici li descrivano e li abbiano percepiti in maniera diversa, tutti hanno descritto la rivoluzione di febbraio come una cospirazione, c’è chi l’ha descritta come una rivoluzione e come una ribellione armata al potere con l’aiuto di forze straniere. Naturalmente, hanno approfittato delle condizioni esistenti e delle richieste dei giovani; il popolo libico è convinto che siano vere richieste, specialmente quelle vitali. Improvvisamente poi si passò alla richiesta di capovolgere il regime, che comportò l’ingresso della NATO e la distruzione della Libia. Così la Libia entrò in un caos di armi e il tessuto sociale libico fu stracciato. Oltre ad aver completamente eliminato il sistema e distrutto le istituzioni statali, e non c’è stata una costruzione costituzionale, come è successo in Egitto o in Tunisia, o come è successo in Algeria, dove dopo la rivoluzione c’è stata la ricostruzione delle istituzioni statali basate sulla costituzione esistente, con il pretesto che la Libia non aveva una costituzione al momento. Tuttavia non deve esistere necessariamente una costituzione scritta. La Gran Bretagna non ha una costituzione scritta, ha regole di sentenze giudiziarie che valgono come costituzione, senza una parola chiamata costituzione. Inoltre, in Libia ci sono molte regole che possono rappresentare delle norme costituzionali. Le norme incluse nella dichiarazione dell’istituzione dell’autorità popolare e il documento principale per i diritti umani possono essere considerate regole costituzionali che avrebbero dovuto essere la base da cui partire per ricostruire lo Stato libico. Quindi cosa è successo, un gruppo che si è seduto in un hotel a Bengasi ed ha scritto un pezzo di carta ha formato un Consiglio chiamato Consiglio di Transizione, senza alcuna presenza popolare, senza che nessuno fosse eletto o autorizzato a formare questo Consiglio, fino a quando non ha raggiunto 102 membri, senza che il popolo libico sapesse chi fossero. Oltre a ciò, il Consiglio ha emesso una dichiarazione costituzionale con molti difetti e ha ottenuto anche 8 emendamenti in un breve periodo, fino all’ultimo emendamento precedente all’organizzazione della Conferenza nazionale, una sera prima. Tutto questo ha creato problemi molto grandi. La costituzione ufficiale o permanente non può essere approvata fino a quando non vengono concordati alcuni articoli e ciò crea divisioni. I fratelli Tuareg hanno due Consigli, gli Amazigh due Consigli, i Tabou due Consigli. Ciò ha portato all’impossibilità di emanare una costituzione in Libia”.
-Quindi cosa è accaduto?
“In questo modo la Costituzione è diventata una concessione per me, una concessione per te, persino all’interno delle regioni, tra le regioni del sud, est e ovest, producendo una grave divisione che ha impedito l’emissione della costituzione. Quindi siamo passati alla fase di preparazione della conferenza nazionale. L’organizzazione di questa conferenza ha avuto grossi difetti. La legge emessa per le elezioni prevedeva in primo luogo la legge di esclusione, in quanto fu costruita sulla base delle città vittoriose e delle città sconfitte, delle tribù vittoriose e delle tribù sconfitte, stabilirono quindi una condizione con 18 clausole che stabiliva a chi non era consentito partecipare alla conferenza nazionale. L’ultima clausola in particolare è una clausola generale per tutti i libici, secondo cui tutti coloro che hanno glorificato il regime precedente non hanno il diritto di partecipare alla conferenza nazionale, ciò significa che se anche Al-Fatah (la rivoluzione di settembre ndr) viene considerata glorificazione, nessuno ha il diritto di correre per la conferenza. Ciò ha creato la riluttanza di molte persone a non partecipare alle elezioni, ha allontanato i molti leader istruiti e qualificati per guidare il paese, e questa conferenza ha offeso il popolo libico con le leggi di esclusione, tra cui la legge di isolamento politico e la legge di custodia dei fondi di alcune persone senza una base giuridica, senza alcuna decisione giudiziaria. Inoltre, la maggior parte dei capi dell’esercito libico qualificati furono dimessi e mandati in pensione. Ciò ha allargato la crisi libica. C’era una grande differenza tra le persone che guidavano il paese in quel periodo. All’interno del gruppo del 17 febbraio, si è verificata una discrepanza molto significativa, giungendo allo scontro. Successivamente è stata formata la Camera dei Rappresentanti, e questo Parlamento ha molti difetti costituzionali, a partire dall’elezione dei suoi membri. In effetti, la Corte Suprema ha emesso una sentenza contro l’illegalità della Camera dei Rappresentanti. Ciò è all’alba del declino della Libia, i governi si sono divisi, uno ad est e uno ad ovest. Come risultato dei dialoghi precedenti che erano falliti, abbiamo avuto l’incontro di Skhirat”.
-Cosa ne pensa del dialogo di Skhirat?
“Il dialogo di Skhirat non rappresenta l’intero popolo libico, ma rappresenta piuttosto i sostenitori del 17 febbraio che combattevano tra loro. Questo dialogo era tra loro, mentre la maggior parte del popolo libico era rimasta al di fuori. Skhirat aveva molte mancanze, persino gli elementi menzionati in esso non rappresentavano un dialogo conciliante tra le componenti del popolo libico, portando ad un Governo e al cosiddetto Consiglio presidenziale, inoltre il dialogo è stato esteso alla Camera dei Rappresentanti perché il suo mandato era scaduto ed ha ravvivato il Congresso Nazionale sotto forma di Alto Consiglio di Stato. Quindi ci sono due organi legislativi in Libia: il Parlamento e L’Alto Consiglio di Stato. È un grosso problema per la società libica perché non è possibile emettere alcuna legge o qualsiasi decisione se non con l’approvazione dei due organi. Dopo che la Camera dei Rappresentanti ha accettato il dialogo di Skhirat, di cui faceva parte, ha ritirato la sua decisione in seguito all’ottavo punto, relativo alla nomina delle principali cariche: del comandante dell’esercito, del Governatore della Banca Centrale della Libia e del capo dell’Ufficio di Audit, per esempio. Questi incarichi dovrebbero essere riconfermati sulla base di un accordo tra il Consiglio di Stato e i parlamentari. Ciò è la causa della crisi libica che ha portato alla scissione della Banca centrale della Libia, delle istituzioni petrolifere e di vari dipartimenti”.
-Cosa ha chiesto al presidente Kais Saied?
“Ho chiesto al presidente di aiutarci ad uscire da questi problemi. Ci deve essere un forum nazionale di fondazione che includa tutte le attività in Libia, sia sociali che politiche, devono esserci tutte, per abrogare tutte queste misure o leggi che si sono verificate dopo il 17 febbraio. Questa sarebbe la base per costruire il moderno Stato libico. Da questa conferenza verrà incaricato un Governo provvisorio, di durata limitata, la cui missione è la sicurezza e le elezioni presidenziali e parlamentari. Dopo di che i libici avranno il diritto di scegliere chi sarà il loro presidente. Per raggiungere questa proposta, l’intera comunità internazionale deve fare pressione sulle parti in conflitto in Libia affinché accettino questa conferenza che unisce tutti i libici, e anche per non tornare ai precedenti corpi politici, la cui durata e legittimità è terminata. La conferenza sarà la base per la costruzione dello Stato libico. Successivamente, è stata rilasciata una dichiarazione della presidenza della Repubblica tunisina. È stata redatta la Dichiarazione di Tunisi per la pace che include alcuni punti, tra cui questo fondamentale, la conferenza nazionale di fondazione. Questo è ciò che abbiamo concordato con il Presidente, ed è ciò che è stato incluso nella dichiarazione. Speriamo che tutti i Paesi cooperino per far uscire la Libia dalla sua difficile situazione. I paesi europei hanno piena responsabilità perché questo accada, perché hanno contribuito allo smarrimento della Libia”.
-Quindi pensa che i paesi europei abbiano più responsabilità dei paesi arabi?
“Certo e l’Italia in primis perché ha interessi comuni con la Libia e ha dipendenti in Libia che hanno una cultura all’interno della nostra società. Sfortunatamente, non ci aspettavamo che il Governo italiano facesse parte dell’aggressione contro la Libia nel 2011, in virtù delle relazioni che erano molto migliorate nel recente periodo, e anche la Francia deve espiare le sue colpe nella distruzione delle forze armate libiche! Deve tornare con vigore per riparare ciò che hanno fatto le sue mani e ripristinare le istituzioni all’interno della società libica”.
-Qual è il suo messaggio all’Italia?
“C’è una divisione nella società libica, una divisione molto grande, e la Libia può scomparire completamente dalla mappa politica, perché è possibile che la Libia si divida in 4 o 5 paesi, e questo sarà un grande pericolo anche per l’Italia. Questo il mio messaggio per il popolo italiano: se non esiste un governo forte in Libia, ci saranno conseguenze catastrofiche in primis per l’Italia. Se la Libia entrerà in una fase di grande caos, un gran numero di africani si rivolgerà nei porti libici…milioni! Andranno in Italia e non accettiamo che l’Italia raggiunga questo stadio. Pertanto, l’Italia dovrebbe impegnarsi seriamente per porre fine alla crisi libica e per creare un vero governo libico”.
-Pensa che le tribù possano fare qualcosa per fermare il conflitto in corso?
“Sfortunatamente no, non possiamo senza il supporto della comunità internazionale. Il paese è diviso, ci sono due Governi, ognuno ha costruito le sue istituzioni. Quando non sono in grado di trovare una soluzione, trovano rifugio nella comunità internazionale”.
-Cosa pensa di un eventuale ritorno di Saif al-Islam Gheddafi?
“Saif al-Islam al-Gheddafi è una persona che ha una base popolare nella società libica che ha acquisito dalla posizione di suo padre nella società e anche dal suo movimento nei confronti della gioventù negli ultimi anni, nonché dalla sua supervisione del programma ‘Libia domani’, che ora ha progetti sparsi in tutta la Libia ma che sfortunatamente sono diventati solo strutture. Il progetto comprendeva 500 mila unità abitative fino all’estremo sud della Libia, si supponeva che nel 2013 o nel 2012 sarebbe finito. Saif Gheddafi deve essere deferito al tribunale penale internazionale senza aver commesso alcun crimine, ma solamente per motivi politici e non criminali. È un cittadino libico che non ha ricoperto alcuna posizione nello Stato libico. Saif Gheddafi è un comune cittadino e i libici chiedono elezioni, indipendentemente da chi porti al potere. Se Saif al-Islam verrà scelto dai libici per guidare il Paese, quindi ne avrà il diritto, se non lo scelgono, potrà restare a casa sua”.
-Oggi che realizziamo questa intervista è una data importante per i libici, l’anniversario dell’Indipendenza. Qual è il suo messaggio per il popolo libico?
“Non so come spiegare alcuni proverbi del dialetto libico. Nel giorno dell’Indipendenza, che la maggior parte del popolo libico considera l’indipendenza imperfetta, ma che in ogni caso era una base per la costruzione dello stato libico, si ricorda il giorno in cui Re Idris, che Dio abbia pietà di lui, assunse il potere in Libia. Dirò una frase che i libici comprendono in dialetto libico (hathat alla ma fat). Il senso è che il passato è finito. Alcuni libici hanno collaborato con i colonialisti italiani, ci sono quelli che hanno denigrato i libici e ci sono quelli che hanno combattuto con il colonialismo italiano. Muammar Gheddafi, che Dio abbia pietà di lui, quando scoppiò la Rivoluzione Al-Fateh disse: o figli del deserto, figli del deserto, figli delle antiche città, figli dei nostri amati villaggi e della nostra campagna pura, aprite le mani e aprite i vostri cuori e dimenticate il vostro odio per costruire una patria per cui sventoli la bandiera della giustizia e dell’uguaglianza. Questo è il messaggio al popolo libico. Dobbiamo dimenticare il nostro odio, dimenticare il periodo passato e guardare al futuro, al futuro dei nostri figli e nipoti, al fine di ricostruire la Libia e completare i progetti che sono diventati strutture incomplete. Dobbiamo ricostruire le infrastrutture, le reti elettriche che sono state rovinate, le strade che sono state distrutte! Stiamo ricostruendo, stiamo ricostruendo il benessere del cittadino libico. La Libia ha molte risorse, se possiamo garantire sicurezza e stabilità per la Libia entro 5 anni, diverrà un pioniere nel Nord Africa. La Libia tra il 69 e il 75 ha fatto un balzo quantico negli anni, se avesse continuato ora sarebbe nelle file dei paesi sviluppati! Speriamo che il popolo libico in generale sia a conoscenza di questi fatti e dimentichi i rancori. La Libia è più grande di tutti. La Libia è più grande di qualsiasi sistema governativo”.