Mezzaluna petrolifera ancora in fiamme, riduzione di 400.000 barili della capacità di stoccaggio del greggio

NOC: “Danno catastrofico al terminale di Ras Lanuf”. Secondo comunicato di Ibrahim Jadhran invita compagnie e dipendenti a tornare a lavoro, Libyan Human Rights Foundation lancia un appello internazionale, capo tribù dei Tebu: “faremo causa a Jadhran”.
Di Vanessa Tomassini
La National Oil Corporation (NOC) conferma, in un comunicato rilasciato lunedì, la perdita dei serbatoi di stoccaggio 2 e 12 al terminal portuale di Ras Lanuf dopo l’assalto armato da parte delle milizie della Mezzaluna petrolifera, guidate da Ibrahim Jadhran. NOC precisa che l’azione dell’ex capo delle Petroleum Facility Guards, passate sotto il controllo del Generale Khalifa Haftar a settembre 2016, ha comportato una riduzione di 400.000 barili della capacità di stoccaggio del greggio, passando da 950.000 barili a 550.000. Prima dell’attacco, Ras Lanuf gestiva cinque serbatoi di stoccaggio di petrolio greggio. La distruzione del serbatoio 2 è in pericolo di perdita e diffusione del fuoco nei serbatoi 1, 6 e 3, malgrado il lavoro incessante dei vigili del fuoco messi in difficoltà da raffiche di vento.
NOC conferma che un dipendente è stato ferito durante l’incursione, mentre un certo numero di altri impiegati sono stati sequestrati da mercenari armati africani che combattevano a fianco delle milizie. La NOC ha chiesto nuovamente il ritiro immediato di Ibrahim Jhadran e delle sue bande dal porto, la cessazione delle operazioni militari e la fornitura di supporto ed assistenza alle squadre di pompieri che cercano di raggiungere i carri armati ancora in fiamme. Questo incidente si tradurrà nella perdita di centinaia di milioni di dollari in costi di costruzione e in miliardi di opportunità di vendita perse. La ricostruzione dei carri armati può richiedere anni, soprattutto nelle attuali circostanze di sicurezza.
Da parte sua l’ex capo delle Petroleum Facility Guards ha fatto sapere in un comunicato video, condiviso sui social network, che le sue forze sono sotto l’autorità del Governo di Accordo Nazionale, sebbene quest’ultimo avesse precedentemente negato qualsiasi resonsabilità. “I porti petroliferi in Libia ora sono al sicuro, non miro a controllare la produzione oil e gas” ha detto, aggiungendo che i prigionieri sono potuti tornare a casa ed ha invitato gli impiegati e le compagnie petrolifere a tornare al proprio lavoro.
Nel frattempo, la Libyan Human Rights Foundation ha condannato l’attacco, definendolo un “grave crimine” perseguibile secondo le leggi nazionali e internazionali. La fondazione per i diritti umani ha fatto appello al procuratore generale affinchè intraprenda azioni legali contro i gruppi che attaccano la Mezzaluna e al gruppo di esperti delle Nazioni Unite affinchè impongano sanzioni contro Ibrahim Jadhran e coloro che agiscono con lui. Infine la Human Rights Foundation ha invitato la comunità internazionale e i Governi di tutto il mondo a congelare gli assetti bancari, impedendo qualsiasi trasferimento di denaro verso tali soggetti. Mentre nei giorni scorsi la tribù Magherba ha preso le distanze dall’attacco, oggi è stato il sultano Ahmed della tribù dei Tebu a rilasciare un comunicato in cui minaccia Jahdran di una causa alla corte libica per diffamazione, ed invita i giovani della sua tribù a sedersi al tavolo per le trattative qualora fossero impegnati in questa sanguinaria battaglia.