Scoperta nuova fossa comune a sud di Tripoli

La Commissione generale per la ricerca e l’identificazione delle persone scomparse di Tripoli ha annunciato la scoperta di una nuova fossa comune nel territorio di Souk Al-Khamis, a Tripoli, nei pressi della compagnia elettrica. L’autorità ha affermato che le squadre di gestione della ricerca hanno scoperto la nuova fossa comune, aggiungendo che gli scavi inizieranno oggi, lunedì.

Squadre specializzate hanno scoperto diverse fosse contenenti centinaia di corpi non identificati a Tarhuna e sud di Tripoli. Si presume che i corpi siano quelli di persone uccise e sepolte in segreto durante il controllo della città da parte della milizia Al-Kaniyat prima di giugno 2020.

Le squadre della Commissione generale per la ricerca e l’identificazione delle persone scomparse avevano estratto 286 corpi da circa 100 tombe segrete a Tarhuna e in altre aree a sud di Tripoli. I team hanno identificato con successo 154 vittime attraverso la corrispondenza del DNA e sono attualmente in corso sforzi per identificare un numero maggiore di vittime.

Secondo documenti indipendenti e testimonianze oculari, la milizia di Al-Kaniyat – affiliata prima al Governo di Accordo Nazionale e poi passata dalla parte di Haftar durante la sua offensiva a Tripoli nel 2019 – ha commesso atrocità contro la popolazione civile mentre aveva il controllo di Tarhuna, inclusa la brutale esecuzione sul campo di centinaia di persone. Inoltre, i miliziani legati ai fratelli Al-Kani hanno rapito e detenuto illegalmente altri in condizioni disumane, sottoponendoli a varie forme di tortura fisica e psicologica.

La milizia ha eseguito uccisioni di massa probabilmente per massimizzare le perdite umane e intimidire i residenti della città. In alcuni casi, squadre specializzate hanno scoperto i resti di diversi membri di un’unica famiglia, tra cui donne e bambini.

Il governo libico sta compiendo sforzi concertati per arrestare i responsabili di questi crimini, tuttavia è evidente il tentativo di sbarazzarsi di alcuni dei responsabili dei crimini senza sottoporli a un adeguato processo legale, che sicuramente aiuterebbe a rivelare maggiori dettagli sui crimini avvenuti durante questo periodo o sulle persone che vi sono state coinvolte, compresa l’identificazione di chi ha impartito gli ordini, facilitato questi crimini o non sono intervenuti per prevenirli e ritenere responsabili gli autori.

Nel luglio 2021, uomini armati sconosciuti hanno assassinato Muhammad al-Kani, il leader della milizia Al-Kaniyat, che è ritenuto il principale responsabile di atti che potrebbero costituire crimini contro l’umanità in diverse regioni libiche, in particolare Tarhuna.

Lo scorso luglio, Intervenendo a Ginevra, Mohamed Auajjar, presidente della Missione indipendente di accertamento dei fatti sulla Libia, istituita nell’ambito del processo di Berlino, ha detto ai giornalisti che una cultura dell’impunità prevaleva ancora in tutto il paese dilaniato dalla guerra, rappresentando “un grande ostacolo” alla riconciliazione nazionale, alla verità e alla giustizia per le vittime e le loro famiglie.

Riguardo specificamente a Tarhuna, la missione ha raccolto testimonianze e trovato prove di “perpetrazione diffusa e sistematica di sparizioni forzate, sterminio, omicidio, tortura e imprigionamento che costituiscono crimini contro l’umanità, commessi dalle milizie di Al Kani (Kaniyat)”.

Il presidente della Missione ha osservato che le sue indagini avevano identificato “fosse comuni precedentemente sconosciute nella città”, che si trova a circa 65 chilometri dalla capitale, Tripoli, attraverso l’uso di tecnologie avanzate. “Non sappiamo quante fosse comuni, ora si deve scavare. Ma ci sono state centinaia di persone che non sono state ancora scoperte, che risultano scomparse”.

Più di 200 persone risultano ancora disperse da Tarhuna e dintorni, causando “un’angoscia indicibile alle loro famiglie, che hanno il diritto di conoscere la verità sul destino dei loro cari”, ha continuato Auajjar.

Oggi, nonostante i recenti progressi significativi nel tentativo di risolvere divergenze di lunga data, il governo di Tripoli riconosciuto a livello internazionale è ancora in contrasto con un’amministrazione rivale, l’autorità parlamentare nell’est e l’Alto Consiglio di Stato a Tripoli.

Oltre alle fosse comuni, tra le molte scoperte inquietanti del rapporto della Missione d’inchiesta c’è il fatto che quando le donne si sono presentate alle elezioni nazionali ancora da tenersi, sono diventate oggetto di discriminazione o violenza. Alcune sono stati rapite, parte del modello di sparizioni forzate che “continuano senza sosta in Libia”, ha detto Aujjar, indicando il caso della parlamentare Siham Sergiwa, prelevata da uomini armati nel 2019 nella Libia orientale.

“La discriminazione e la violenza sono una caratteristica della vita quotidiana per la maggior parte delle donne e delle ragazze in Libia”, ha continuato Aujjar. “Di particolare interesse per la Missione è che l’incapacità del diritto nazionale di fornire protezione contro la violenza sessuale e di genere è inerente e contribuisce all’impunità per tali crimini”.

Di recente, un tribunale di Tripoli ha annullato un memorandum raggiunto dal governo libico con un agenzia ONU sul tema gender equality ed empowerment femminile con la motivazione che il programma contraddirebbe le norme della Shari’a, la legge islamica che in assenza di una Costituzione rappresenterebbe ancora il principale quadro normativo di riferimento in Libia.

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