Bengasi non accetterà che l’uccisione di Hanan Al-Barassi resti impunita

Di Vanessa Tomassini.

Il comandante in capo delle forze armate arabe libiche (LAAF), il feldmaresciallo Khalifa Haftar, ha condannato fermamente il terribile attacco che ha tolto la vita all’avvocatessa ed attivista libica per i diritti umani, Hanan Al-Barasi, sottolineando la necessità di intensificare gli sforzi per arrestare i colpevoli ed offrendo le condoglianze alla famiglia della vittima e ai parenti.

Una nota pubblicata mercoledì dal portavoce del comando generale, Ahmed Al-Mismari, su Facebook, ha rivelato che il feldmaresciallo Haftar ha tenuto un lungo incontro con il capo di stato maggiore, presidente del comitato di sicurezza superiore di Bengasi, tenente generale Abdel-Razek Al-Nazouri, e il ministro dell’Interno nel Governo ad interim, Ibrahim Bushnaf, sottolineando la necessità di intensificare sforzi per arrestare gli autori del gesto e “colpire con il pugno di ferro chiunque cerchi di manomettere la sicurezza della patria e del cittadino”.

Haftar ha affermato di essere pronto a mettere a disposizione dei servizi di sicurezza tutti i mezzi e le risorse a disposizione, spiegando che “nessuno è al di sopra della legge o ha un’influenza che gli consente di compiere trasgressioni”. Il comandante delle forze armate orientali ha aggiunto che “chiunque commetta un crimine che minaccia la sicurezza della patria e del cittadino deve essere arrestato e perseguito”.

L’attivista per i diritti umani Hanan al-Barasi è stata assassinata, martedì pomeriggio, da un un gruppo di uomini armati in un negozio sulla 20th Street a Bengasi. La Direzione della sicurezza di Bengasi ha precedentemente rivelato che gli autori hanno in un primo momento cercato di rapire Al-Barassi, che è poi stata uccisa da una serie di colpi di arma da fuoco. Il gruppo sarebbe poi fuggito a bordo di due macchine scure, attraverso una strada parallela.

L’attacco, avvenuto pochi giorni dopo che l’attivista ha annunciato di pubblicare un video sulla corruzione di uno dei figli di Haftar, Saddam, ha subito la condanna a livello locale ed internazionale. La Missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) ha confermato che la signora al-Barassi era stata una accesa critica alla corruzione, abuso di potere e violazioni dei diritti umani. “La sua tragica morte illustra le minacce affrontate dalle donne libiche quando osano parlare”. Ha dichiarato la Missione in una nota, aggiungendo di prendere atto della decisione delle autorità competenti dell’Est di avviare un’indagine rapida e approfondita sulla sua morte. 

“L’uccisione della signora al-Barassi è un forte richiamo per i libici in posizioni di responsabilità che dovrebbero mettere da parte le loro differenze e forgiare rapidamente una soluzione inclusiva alla crisi protratta per ripristinare la giustizia e porre fine al clima di impunità prevalente”. Ha concluso UNSMIL, impegnata a portare avanti il Libyan Political Dialogue Forum in Tunisia.

Nel pomeriggio i notabili, i saggi e i giovani della tribù Barasa hanno chiesto che vengano rivelate le circostanze dell’assassinio, esigendo l’arresto e la consegna alla pubblica giustizia degli autori che dovrebbero essere interrogati fuori dalla città di Bengasi, secondo una dichiarazione rilasciata nella città orientale di Al-Beida.

La quale afferma che l’avvocato Hanan Al-Barassi “è stata vittima di cospirazioni e tradimenti da parte di milizie e bande criminali nella città di Bengasi, per cui noi abbiamo offerto i nostri figli come martiri, affinché la sicurezza, la giustizia e la stabilità prevalessero”. I dignitari della tribù Al-Barassa hanno fatto appello al Comando Generale dell’Esercito Libico, al Ministero dell’Interno e ai servizi di sicurezza affinchè i responsabili di questo atroce crimine vengano peresguiti e puniti con le pene più severe.

Hanno anche invitato il Comando generale di Khalifa Haftar “a riconsiderare la sicurezza della città di Bengasi, invitandolo a colpire con il pugno di ferro ed eliminare le milizie criminali e tribali che avevano violato il sangue delle donne prima degli uomini, con rapimenti, torture e omicidi”. I notabili, i saggi e i giovani della tribù Barassa hanno affermato di non sostenere “l’operazione dignità se non per il bene di stabilire uno Stato di istituzioni e leggi”, avvertendo che non accetteranno che questo crimine resti impunito.

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