Crimini spaventosi in Libia durante la ‘liberazione’ di Sabratha ed altre città

Di Vanessa Tomassini.

Nel silenzio della stampa, impegnata con gli sviluppi della pandemia COVID-19, prosegue il fratricidio tra i libici. Passa la versione ufficiale del premier Fayez al-Serraj sulla riconquista da parte dei ‘suoi’ gruppi armati delle città costiere nella Libia occidentale. Si tratta nella fattispecie di Sabratha, Sormon, Al-Ajilat e Zalatan, già da tempo schierate con il Libyan National Army (LNA) e il suo feldmaresciallo Khalifa Haftar, o di recente passate sotto il suo controllo. Il presidente del Consiglio del Governo di Accordo Nazionale (GNA) ha benedetto questo ‘processo di liberazione’, che in realtà oltre ad essere stato una carneficina, porta dietro di sé una lunga scia di aberranti crimini e gravi rischi per la stabilità dell’intera regione, Italia in primis.

Nelle prime ore di lunedì mattina, la sala operativa congiunta della regione occidentale, su ordine di al-Serraj in qualità di comandante supremo dell’esercito, ha preso il controllo di Sormon, compreso il quartier generale del Servizio investigativo penale. Le forze hanno continuato ad avanzare a Sabratha dopo Zawiya, fino ad imporsi sulla città di Al-Ajilat. Le operazioni militari sono state coordinate dalla cabina di regia GNA-Ankara, innegabile infatti che l’arrivo della nave da guerra a largo di Sormon nei giorni scorsi ha cambiato il corso dei combattimenti. Secondo il racconto di ufficiali militari di Zawiya, centinaia di prigionieri dai centri di detenzione lungo la strada costiera che porta al confine con la Tunisia, compresi prigionieri politici, trafficanti ed estremisti affiliati a Daesh, al-Qaeda ed Ansar al-Sharia, sono stati liberati.

Tra i protagonisti di queste operazioni sono apparsi festeggianti Abdal-Rahman al-Milad, soprannominato Bija, il comandante della Guardia costiera che nel 2017 partecipò agli incontri a Cava di Mineo, responsabile del traffico di esseri umani verso le coste italiane; Muhammad Kashfal alias “la canna”; e Faras al-Saluki, detto ad “al-Wahshi”, ed altri contrabbandieri e criminali ricercati dal procuratore generale libico. Questi hanno infatti attaccato le guardie che stavano proteggendo le prigioni di Sabratha, garantendo la fuga dei loro compagni in cella. Le milizie di Zawiya e Zuara, con il sostegno di personale militare straniero e ribelli siriani, hanno anche assalito la sede della municipalità, costringendo gli agenti della guardia municipale, funzionari non impegnati in battaglia, ad inginocchiarsi con le braccia dietro la nuca al grido di Allah Akbar, Dio è grande.

Secondo il Dipartimento investigativo criminale, tra i prigionieri liberati ci sarebbero anche decine di persone responsabili di crimini minori come rapine, spaccio e assassinii. Gravi violazioni sono state denunciate dai civili da parte dei gruppi criminali affiliati ad al-Serraj. Diverse case sono state bruciate per l’affiliazione all’LNA dei loro abitanti o per vendetta. Giovani sospettati di sostenere l’esercito orientale e militari in uniforme sono stati uccisi a dozzine, mentre i responsabili si sono scattati selfie con i loro cadaveri postandoli in rete. Droni turchi hanno condotto attacchi ad ala fissa sulle postazioni dell’LNA. Si teme ora per nuove stragi in altre città affiliate all’LNA, in primis Gharian, Tarhouna e Bani Walid.

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