Sicurezza, conflitto e le promesse dell’Italia. Intervista al sindaco di Ghat

Di Vanessa Tomassini.

“La situazione in Ghat è miserevole per via della mancanza di risorse. I mezzi a disposizione della municipalità sono limitati, mancano gas e carburante. Stiamo entrando in una fase difficile, non siamo in grado di fornire servizi di base ai cittadini. Soffriamo per via del conflitto tra Est ed Ovest del Paese, siamo diventati un’area isolata dal Governo”. A parlare è Qomani Saleh, sindaco della municipalità meridionale di Ghat, il quale ci confessa la sua frustrazione in questa intervista composita che affronta gli aspetti positivi e negativi in questa città, simbolo della convivenza pacifica e baluardo di sicurezza nella regione meridionale.

Signor sindaco, innanzitutto grazie per aver accettato quest’invito. La città di Ghat ha subito ad inizio giugno una pesante alluvione. Avete ricevuto sostegno dal Governo di Accordo Nazionale?

“Gli aiuti sono arrivati. Il Governo di Accordo Nazionale ha stanziato 10 milioni di dinari, attraverso il Ministero dell’Interno, per aiutare la municipalità di Ghat e le persone sfollate. Sfortunatamente solo una parte di questo ammontare è stato speso per la città, la restante somma resta nelle casse del Ministero dell’Interno”.

Com’è la situazione dal punto di vista della sicurezza?

“La sicurezza a Ghat è eccellente, le agenzie di sicurezza stanno lavorando molto bene pur avendo a disposizione poche risorse. Non ci sono gruppi terroristici al contrario di quanto riportano alcuni media. Dal terreno posso assicurarle che la situazione è stabile. Sono state inviate delle pattuglie nel deserto e nelle aree di confine della municipalità, le quali hanno confermato che non vi è presenza nè di Daesh, o al-Qaeda, nè di alcun altro gruppo estremista nel perimetro della municipalità di Ghat. Grazie a Dio. Ringraziamo inoltre il Battaglione 411 per svolgere il suo dovere nazionale assicurando i confini. Il territorio infine all’interno del comune è sicuro e tutte le forze dell’ordine svolgono il loro lavoro in maniera eccellente”.

Il Battaglione 411 e le autorità di sicurezza che lei ha giustamente ringraziato seguono il Governo di Accordo Nazionale (GNA) o il Libyan National Army (LNA)?

“Il battaglione 411 è affiliato al Governo di Accordo Nazionale”.

Quindi non è vero, come è apparso sui media qualche mese fa, che la gente a Ghat sostiene l’LNA?

“Parte della popolazione sostiene l’LNA e una parte sostiene il Comandante Supremo dell’Esercito del GNA, il signor Fayez al-Serraj. Abbiamo all’interno della municipalità delle diversità, delle differenze di opinione, che convivono tranquillamente in maniera pacifica”.

Il sindaco Qomani Saleh ed il premier Fayez al-Serraj

Signor sindaco, ma è vero che quando l’LNA entrò a Ghat le guardie municipali non hanno ricevuto i loro salari per mesi?

“Tutti i salari delle istituzioni e dei dipendenti statali vengono pagati dal GNA. Ci sono dei battaglioni di sicurezza invece affiliati all’area orientale, al generale Khalifa Haftar, che vengono stipendiati direttamente dal generale Haftar”.

Vista la crisi che state vivendo e visto che il neo ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha detto che intende concentrare le sue politiche proprio verso il Fezzan, verso il sud della Libia, c’è qualcosa che l’Italia può fare per le persone di Ghat?

“Il popolo italiano è un nostro amico di ieri e di oggi. Siamo stati in Italia molte volte. Purtroppo abbiamo consegnato tutte le richieste della municipalità di Ghat al Governo italiano e a tutti i Governi passati che si sono susseguiti nel vostro Paese e non hanno mai risposto alle nostre necessità. Ho incontrato il ministro degli Interni, il ministro degli Affari Esteri, in Italia per tre volte, ma sfortunatamente non credo che l’Italia provvederà a nulla nel breve e lungo termine. Siamo stati i principali sostenitori dello Stato italiano nel supportare il dialogo libico, così che la Libia potesse tornare nella giusta direzione. L’Italia ha svolto un ruolo importante nella pacificazione delle tribù del Fezzan nel periodo in cui queste erano in conflitto. C’è una pace tra la tribù Awelad Suleiman e i Tebu, alla quale abbiamo partecipato come Twareg. Era il 2017 quando questo accordo è stato raggiunto, gli italiani ci avevano detto che avrebbe rappresentato un nuovo inizio, promettendo un nuovo sviluppo. Bene, oggi siamo quasi al 2020 e non è cambiato nulla”.

Quali erano questi bisogni?

“Abbiamo presentato le nostre esigenze al Governo italiano attraverso l’Ambasciata d’Italia a Tripoli e l’organizzazione che ha creato il contatto tra le componenti sociali del Fezzan, nonchè attraverso il Governo libico”.

Possiamo sapere quali erano? Di che cosa ha bisogno Ghat oggi?

“Tutte le nostre richieste consistevano nei bisogni del Ghat General Hospital: l’apparecchiatura per la risonanza magnetica, per la pressione intraoculare e per gli interventi di cardiochirurgia. Erano richieste semplici che il Governo italiano avrebbe potuto provvedere alla gente e alla municipalità di Ghat. Oggi non mi aspetto più niente”.

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