Barghathi rompe il silenzio e protesta per la sua poltrona

L’ex ministro della Difesa del Governo di Accordo Nazionale, Mahdi al-Barghathi, rimosso dal Consiglio Presidenziale il 29 maggio 2018 dopo un anno di sospensione, proprio non ci sta a lasciar così la sua poltrona e dopo 48 ore dal suo licenziamento ha rotto il silenzio per ribadire quello che ha affermato contattando i giornalisti di mezzo mondo negli ultimi dodici mesi.
In una dichiarazione rilasciata martedì, Barghathi afferma che la decisione di licenziarlo senza specificare la motivazione rappresenta una punizione per i crimini di Brak al-Shati, aggiungendo che la decisione va contro l’Autorità di Controllo Amministrativo che lo aveva autorizzato a riprendere servizio.
Barghathi è convinto che la sua rimozione serve a “nascondere intenzionalmente i risultati delle indagini dell’attacco alla base militare di Brak Al-Shati” e si chiede perchè il presidente del Consiglio, Fayez al-Sirraj, non ha rivelato i risultati delle indagini che “ha ricevuto un anno fa”. L’ex ministro ha annunciato che farà tutto il necessario per rendere giustizia alle famiglie delle vittime, rivelando “le identità di coloro che hanno commesso il crimine, non importa quanto alti funzionari possano essere”.
Infine ha invitato tutti i membri del Consiglio Presidenziale a “prendere posizione sul comportamento di al-Serraj che viola l’Accordo Politico libico ed altre leggi”.