La Banca Centrale Libica di al-Beida accoglie positivamente la richiesta di Serraj

Di Vanessa Tomassini.
La Banca Centrale Libica (BCL) orientale, con base ad al-Beida, ha accolto positivamente la richiesta del Consiglio presidenziale, guidato da Fayez al-Serraj, di formare un comitato tecnico internazionale sotto la supervisione delle Nazioni Unite per monitorare tutte le entrate, le spese e le transazioni dell’istituto finanziario, a condizione che il lavoro sia sotto il Consiglio di amministrazione della Banca centrale guidato dal governatore Mohammed Shukri e sotto la supervisione della Camera dei Rappresentanti, il parlamento di Tobruk vicino al generale Khalifa Haftar.
La BCL di Al-Beida ha affermato in una dichiarazione diffusa giovedì di “non aver ricevuto alcun introito né crediti, ma accogliamo pienamente questo invito”. L’amministrazione della Banca orientale ha chiesto che “il lavoro dei comitati tecnici insieme a società di revisione e contabilità internazionalmente riconosciute, sia puntuale nel presentare la sua relazione finale ai media, in modo di informare il pubblico dei risultati”.
La lettera inviata dal presidente del Consiglio del Governo di Accordo Nazionale al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite faceva riferimento al principio di integrità e trasparenza che devono essere proprie delle istituzioni dello Stato. La decisione di Serraj, ampiamente motivata mercoledì dal suo portavoce, rappresenta un tentativo di superare il conflitto prolungato tra la Corte dei Conti, Libyan Audit Bureau, e la BCL.
Voci non dimostrabili vedrebbero dietro la risoluzione in tempi rapidi della disputa per il controllo dei porti petroliferi un’intervento straniero, che avrebbe suggerito la mossa della lettera al presidente Serraj. Quest’intervento fuori campo per alcuni sarebbe riconducibile al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che avrebbe fatto pressione sui due Governi, mentre per altri ad un incontro definito “P3+3” che avrebbe visto riuniti a Roma lunedì, i principali attori stranieri convolti nel conflitto libico tra cui Francia, Italia, Stati Uniti, Algeria, Egitto ed Emirati Arabi.