Comunità internazionale cerca soluzioni condivise per legittime elezioni in Libia nel 2023

“Prima della mia partenza per il briefing del Consiglio di sicurezza a New York, mi sono consultato con i leader libici tra cui il capo del Consiglio presidenziale, Mohammed Menfi, il presidente della Camera dei rappresentanti, Agilah Saleh, il capo dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled Al-Mishri, Khalifa Haftar e una delegazione in rappresentanza del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah”, ha twittato l’inviato Onu e capo della missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), Abdoulaye Bathily.

“Accolgo con favore l’impegno di tutti per trovare una soluzione guidata dalla Libia alla crisi politica. Dobbiamo lavorare tutti insieme per uscire dall’attuale impasse e soddisfare le aspirazioni del popolo libico”, ha aggiunto il funzionario che terrà il suo briefing sulla situazione in Libia al Consiglio di Sicurezza il 27 febbraio. Oggi e domani, a Washington, gli Stati Uniti hanno convenuto gli inviati dei principali Paesi coinvolti nel fascicolo libico e la Missione ONU per discutere degli ultimi sviluppi politici e di sicurezza, nonché delle modalità con cui la Comunità internazionale intende accompagnare i libici alla fase successiva nel tentativo di porre fine al prolungato stallo.

Ricca di risorse petrolifere, la Libia è ancora oggi divisa tra due amministrazioni parallele. Da un lato il Governo di Unità Nazionale (GNU) di Tripoli, guidato da Abdel Hamid Al-Dabaiba, dall’altro il governo riconosciuto dal Parlamento, la Camera dei Rappresentanti (HoR), guidato da Fathi Bashagha, che non è stato incontrato da funzionari statunitensi, britannici, italiani o tedeschi durante le loro recenti missioni in Libia.

Il 28 gennaio, il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha tenuto colloqui in Libia con funzionari del governo di unità nazionale libico (GNU), concentrandosi su energia e migrazione, temi centrali per l’Unione Europea. La visita ha fatto seguito a quella del capo della Cia, William Burns, a Tripoli e Bengasi a metà gennaio, seguita subito dopo da quella di Hakan Fidan, capo dell’intelligence turca (MIT). Anche l’ambasciatrice britannica ed alti funzionari hanno tenuto di recente colloqui con i vari stakeholders libici.

Nel frattempo, il capo del Consiglio presidenziale (PC), Mohammed Al-Menfi, ha confermato la disponibilità della presidenza a cooperare con le istituzioni legislative libiche per sviluppare un quadro costituzionale per l’attuazione delle elezioni parlamentari e presidenziali. “Il raggiungimento delle elezioni del 2023 richiede il coinvolgimento di tutti negli accordi finanziari per determinare le priorità della spesa pubblica e la sua neutralità politica, attraverso un comitato nazionale che preservi la sovranità della Libia sulle sue decisioni e risorse”, ha twittato Al-Menfi, indicando che il file di riconciliazione nazionale è la base di tutti i binari, e sarà rafforzato, in termini di compensazioni e indennizzi.

A tal proposito, nei giorni scorsi, le autorità libiche hanno rilasciato il capo della sicurezza interna di Gheddafi, Abdullah Mansour, dopo nove anni di reclusione. La sua liberazione è stata ufficialmente annunciata domenica dal Consiglio presidenziale e dal primo ministro Dabeiba che ha affermato: “Febbraio è venuto solo per ottenere giustizia e revocare l’oppressione”, ringraziando le autorità competenti per aver risposto alle richieste di rilascio di Mansour.

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