Tripoli ospiterà a gennaio una fiera dedicata all’industria italiana, ma qual è il clima per gli investimenti stranieri in Libia?

Il 23 gennaio 2023, la capitale libica Tripoli ospiterà una fiera dedicata alle imprese italiane e a quelle della penisola interessate a lavorare nel Paese nordafricano. Lo rende noto il presidente della Camera di Commercio Libico-Italiana, Anuar Abusetta, già capo della Camera di Commercio, Agricoltura e Industria di Tripoli in alcune dichiarazioni all’agenzia Ansa. “Stiamo organizzando una fiera dell’industria italiana come ai tempi precedenti la rivoluzione del 2011”, ha detto Anuar all’ANSA. Già iscritte alla manifestazione sono 35 aziende italiane attive in Libia nei comparti “alimentare, costruzioni, energia e diversi altri settori”.

“C’è la possibilità, per aziende che non hanno agenti in Libia, di venire a trovare rappresentanti”, ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio Libica Italiana registrata presso il Governo libico di Tripoli, “approvata dal ministero dell’Economia” e “riconosciuta” dalla “Gucc”, l’Unioncamere libica. Per i partecipanti sarà possibile inoltre avere incontri B2B con aziende libiche. “Il nostro obbiettivo è ridare la priorità al prodotto italiano in Libia” riportando gli scambi commerciali ai livelli pre-rivoluzionari “del 2009-2010”, ha sottolineato il presidente evidenziando che ormai dal 2021 ci si sta “avvicinando” a quelle soglie.

Secondo i dati di Ice Agenzia, il record di 17 miliardi di euro di interscambio del 2008 è oggi in effetti più vicino grazie ai 7,3 miliardi registrati nel 2021, di cui 1,2 miliardi di esportazioni italiane verso la Libia e soprattutto ai 7,79 miliardi di euro già registrati nei primi otto mesi di quest’anno: un dato che, se proiettato a fine anno, porterà probabilmente a superare la soglia dei 10 miliardi di euro per il 2022.

Clima per gli investimenti stranieri

La Libia presenta ancora un clima difficile per gli investimenti. Le esigenze della ricostruzione, la domanda dei consumatori gravemente sotto-servita e le abbondanti risorse naturali offrono molte opportunità agli investitori nazionali e stranieri e il Governo di unità nazionale (GNU), che si è insediato nel marzo 2021, ha espresso un forte desiderio di ricevere maggiori investimenti stranieri e partner con società estere. Desiderio confermato anche dal sollevamento della forza maggiore sulle esplorazioni petrolifere per le società straniere.

Tuttavia, le prospettive di investimento estero del Paese continuano ad essere ostacolate dai rischi per la sicurezza posti dalla presenza di milizie non statali, mercenari stranieri, gruppi estremisti e terroristici, una burocrazia opaca, normative onerose e una corruzione diffusa nella pubblica amministrazione. Il governo libico, inoltre, ha una lunga storia di contratti e pagamenti non onorati. Diverse imprese italiane continuano ad attendere i pagamenti arretrati per il lavoro svolto prima e dopo la rivoluzione del 2011.

Il Privatization and Investment Board (PIB), supervisionato dal Ministero dell’Economia, è il principale organismo governativo per incoraggiare gli investimenti esteri privati ​​in Libia. La legge sugli investimenti del 2010 fornisce ancora oggi il quadro giuridico principale per la promozione degli investimenti esteri. Approvata prima della rivoluzione del 2011 che ha rovesciato il colonnello Muammar Gheddafi, la legge ha revocato molte restrizioni sugli investimenti esteri, fornendo una serie di incentivi per incoraggiare il coinvolgimento del settore privato. Dopo la rivoluzione non sono state approvate leggi significative relative agli investimenti.

La percezione della corruzione è profondamente radicata in Libia ed è diffusa a tutti i livelli della pubblica amministrazione. La mancanza di meccanismi di trasparenza o responsabilità nella gestione delle riserve petrolifere e delle entrate, l’emissione di contratti governativi e l’applicazione di regolamenti spesso ambigui continuano a fornire ai funzionari governativi notevoli opportunità per servire i propri interessi. Gli investitori stranieri dovranno inoltre tenere conto del clima “mafioso” creato da leader di gruppi armati, trafficanti e leader sociali.

La proprietà di immobili in Libia è limitata ai cittadini libici e alle società libiche interamente controllate. La legge sugli investimenti del 2010 consente la proprietà di beni immobili in Libia da parte di veicoli di progetto stabiliti localmente da investitori stranieri. Tuttavia, tale proprietà è limitata solo alla proprietà su beni di terzi. Agli investitori stranieri è consentito affittare proprietà da aziende pubbliche e privati ​​cittadini libici, ai sensi dell’articolo 17 della legge sugli investimenti del 2010. C’è una notevole ambiguità sia nel mercato degli affitti pubblici che in quelli privati; molti aspetti di questi accordi sono lasciati ai funzionari locali.

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