La disputa politica in Libia trascina il settore petrolifero nel caos, chiusura forzata di El-Feel, Zueitina e Marsa Al-Hariga

Un comunicato video diffuso da un gruppo che si definisce “i giovani di Tobruk” ha annunciato la chiusura del porto petrolifero di Hariga, chiedendo la destituzione del governo di unità nazionale guidato da Abdel Hamid al-Dabaiba e la consegna del potere al governo del Primo Ministro designato dalla Camera dei Rappresentanti, Fathi Bashagha, nonché il licenziamento del presidente della National Oil Corporation (NOC), Mustafa Sanallah.
Marsa al Hariga, fondato nella Libia orientale nel 1966, è un porto di medie dimensioni dove fanno scalo regolarmente Crude Oil Tanker (100%). L’ultima nave che ha fatto scalo in questo porto è stata la FRONT SAVANNAH, un giorno fa. La lunghezza massima delle navi registrate per entrare in questo porto è di 278 metri mentre il pescaggio massimo è di 10 metri. Consiste di due ormeggi per la spedizione del greggio prodotto dai giacimenti Sarir e Masala.
L’annuncio della chiusura di Marsa Al-Hariga segue l’annuncio di NOC dello stato di forza maggiore nel giacimento di El Feel a causa del completo arresto della produzione, che ha reso alla società impossibile l’adempimento dei propri obblighi contrattuali, mentre il Ministero del petrolio e del gas ha chiesto di non rispondere a nessun partito politico per far precipitare il settore petrolifero nella battaglia politica.
Sabato sera un gruppo di persone, notabili e residenti di Zueitina ha anche annunciato la completa sospensione della produzione e dell’esportazione di petrolio dal porto di Zueitina e dai suoi giacimenti affiliati, a partire dal giorno stesso 16 aprile 2022 fino all’uscita di scena da Tripoli del Governo di Unità Nazionale di Dabaiba. La dichiarazione, letta da un notabile, chiedeva di garantire un’equa distribuzione delle risorse petrolifere tra tutte le regioni libiche e di “sostenere le autorità competenti per raggiungere le prossime elezioni lontano dall’avidità di potere del governo in carica”.
Il gruppo ha anche chiesto il licenziamento del capo della NOC e di correggere lo status legale del suo consiglio di amministrazione lontano da litigi politici, sostenendo la società con il budget necessario per aumentare i tassi di produzione. Tra le altre richieste, anche il sostegno ai servizi di sicurezza per mantenere la sicurezza e la libera circolazione tra le città libiche, fermando quella che veniva definita come “l’ingerenza straniera negativa e palese” negli affari interni libici, facendo appello alla comunità internazionale e agli ambasciatori accreditati in Libia di “rispettare il sovranità dello Stato e delle sue istituzioni”.
NOC ha confermato in una nota che i lavoratori delle aziende Zueitina, Mellitah, Sarir e AGOCO domenica 17 aprile 2022 sono stati costretti a chiudere completamente e gradualmente la produzione di greggio nei giacimenti: Abuatufol, Al-Intisar, Anakhla e Nafura prodotti attraverso Zueitina. La produzione di gas e condensati dall’impianto di Abuatufol è stata anche arrestata, così come l’impianto di iniezione nel campo 103D dell’azienda Zueitina e la produzione di gas da cucina C3 e C4. NOC ha avvertito che la produzione di elettricità sarà parzialmente influenzata nelle stazioni di Zueitina e nel nord di Bengasi, in aggiunta la scarsità di condensati porterà a una carenza di forniture di gas da cucina nella regione orientale.
Il presidente della NOC Mustapha Sanallah ha invitato il popolo libico a non lasciarsi trascinare dagli appelli politici che nulla hanno a che fare con l’interesse nazionale, a formare un’opinione pubblica locale volta a mantenere il flusso di petrolio verso i mercati mondiali e ad approfittare dell’attuale boom dei prezzi, il tutto con l’obiettivo di promuovere la Libia e riparare ciò che è stato distrutto dalle guerre.
Si tratta dell’ultimo episodio della disputa politica tra Dabaiba e Bashagha, dopo che quest’ultimo ha fallito nel convincere i gruppi armati a garantirgli sostegno per un suo “imminente ingresso a Tripoli” e la mancata presa di posizione della comunità internazionale. Tutto ciò sta seriamente danneggiando il tessuto sociale, economico e securitario della Libia, che rischia di precipitare nuovamente nel caos della violenza. Dopo aver influito negativamente sul processo militare, ora lo scontro sta coinvolgendo l’unica risorsa di benessere per i libici: il settore petrolifero.
Si ricorderà che rappresentanti della Libia orientale nel Comitato militare congiunto (JMC 5+5) hanno annunciato la sospensione della loro partecipazione fino a quando le loro richieste non saranno state prese in considerazione, indicando il mancato pagamento di quattro mensilità salariali e l’adozione di una serie di misure da parte di Dabaiba che hanno impedito il completamento dei termini dell’accordo di cessate il fuoco. Il gruppo ha anche sollecitato il comando generale dell’esercito orientale a prendere misure drastiche come la chiusura dei campi petroliferi, la sospensione dei voli interni e dei collegamenti terrestri tra est ed ovest.