Bashagha rivela le sue prossime mosse: “andremo a Tripoli entro due giorni non con la violenza ma con la forza della legge”

Il primo ministro designato dal Parlamento libico, Fathi Bashagha, ha affermato che il suo governo si dirigerà nella capitale entro i prossimi due giorni e prenderà il potere con la forza della legge, non con la violenza. Ha sottolineato che il suo governo non sarebbe stato un esecutivo parallelo, ma rappresenterebbe il Paese a est, ovest e sud. “Utilizzerà l’esperienza libica di tutte le parti, sia del ex regime o i rivoluzionari di febbraio, nessuno escluso”.

Bashagha ha messo in guardia i suoi concittadini sul possibile deterioramento della situazione, lo scivolone della guerra. “Ho un background militare e so cos’è la guerra, nessuno dovrebbe augurarsi una nuova guerra, né tantomeno accendere il fuoco della sedizione, perchè la guerra è un fuoco facile da accendere ma difficile da estinguere”. Ha dichiarato, ricordando che in questi anni di conflitto, come la maggior parte del popolo libico, ha perso cugini, fratelli, persone care e amici.

Bashagha ha denunciato che la vecchia repressione, praticata in Libia durante l’era del precedente regime, è tornata. “Dovremmo essere un paese democratico e dobbiamo rispettarci l’un l’altro, ma abbiamo fallito dopo il 2011, e c’è stata una spaccatura nelle istituzioni e i tentativi delle Nazioni Unite sono terminati”. Il premier ha anche accusato l’attuale esecutivo di Dabaiba, senza nominarlo di “smaltire le risorse e i soldi della Libia come se fosse una proprietà privata,” aggiungendo che quanto sta accadendo non è appropriato per il Paese, chiamando in causa esperti che possono fornire un parere sulle questioni riguardanti la spesa pubblica.

Durante la sua esperienza come ministro dell’Interno nel precedente Governo di Accordo Nazionale, Bashagha ha dichiarato di non aver mai ricorso alla vendetta o atti di rappresaglia. “Non ho mai agito al di fuori della legge, non ho mai avuto prigioni segrete, o partecipato all’arresto di qualcuno rinchiudendolo in un carcere in segretezza perché detesto l’ingiustizia”.

Riferendosi al problema delle milizie, Bashagha ha confessato che “i gruppi armati non è qualcosa di normale, ma i loro membri alla fine sono i nostri figli e non ho intrapreso alcuna azione contro di loro. Ho solo chiuso gli sprechi di denaro e combattuto la corruzione nel ministero dell’Interno, il che mi ha causato non poche inimicizie. Non ho intrapreso alcuna azione nessun battaglione o milizia in particolare, a meno che non abbia commesso un atto specifico, un crimine o una minaccia. Ecco questo è stato affrontato secondo la legge”.

“Ora vengono sfruttati e si paga loro del denaro per spostarli a destra e a sinistra, ed è il denaro dello Stato che viene indirizzato a loro. Ho incontrato qualche tempo fa dei gruppi armati, ed ho spiegato loro come le milizie potrebbero trasformarsi in una società di sicurezza privata, o i suoi membri potrebbero essere integrati nello stato. I battaglioni non possono rimanere allo stato attuale, usando le loro armi per ricattare lo stato”. Bashagha ha evidenziato.

Riguardo alla scelta del Parlamento di nominarlo Primo Ministro, Bashagha ha rivelato di aver incontrato il capo dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled Al-Meshri, oltre ai membri della Camera, che lo incoraggiarono a fare questo passo, poi è recato in Parlamento proponendosi come primo ministro e questi hanno acconsentito. Ha dichiarato inoltre che: “i deputati hanno lavorato nello spirito nazionale. Mi hanno scelto in modo trasparente e chiaro. Le Nazioni Unite hanno chiesto alcuni requisiti nella sessione di concessione della fiducia, e la Camera dei Rappresentanti ha risposto secondo la struttura politica, come i battaglioni armati sul campo e le figure politiche. Tutto questo è una realtà finché non troviamo una soluzione, ossia tenere le elezioni presidenziali e parlamentari; questa è l’unica soluzione”.

Bashagha ha sottolineato che “i rappresentanti hanno fatto un’azione patriottica, rappresentano tutta la Libia, e certamente non hanno battaglioni armati né armi, ma sono statisti e politici che esercitano le loro funzioni politiche, hanno fatto la loro parte per il bene del Paese”. Ha promesso che il suo governo guiderà la Libia alle elezioni, esprimendo la sua disponibilità a cooperare con le Nazioni Unite in questo, oltre a continuare la comunicazione con la Camera dei Rappresentanti e l’Alto Consiglio di Stato.

Ha ribadito l’importanza del ruolo del Consiglio presidenziale e la sua conversazione con il suo presidente, Muhammad al-Manfi, i suoi due vice, commentando: “il Consiglio è importante perché è un leader supremo e insiste sulla sua sopravvivenza, e questo fa parte di un accordo internazionale fino allo svolgimento delle elezioni”. Ha rivelato inoltre la sua intenzione di formare una commissione nazionale per deliberare su questioni relative a sovvenzioni, benefici e aumenti salariali, che sono state assunte dal “precedente governo”, indicando che l’HoR è a lavoro per emanare un piano salariale unificato, ribadendo la necessità di aumentare il reddito dei cittadini, ma con un criterio e non a caso. Ha infine evidenziato l’acutezza della Libia nel cooperare con la missione delle Nazioni Unite e la comunità internazionale, aggiungendo: “alcuni paesi hanno bisogno di rassicurazioni, e i nostri alleati stanno comunicando con loro, anche con quelli che erano dall’altra parte”.

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