Forze affiliate ad Haftar bloccano ogni accesso alla Corte di Giustizia di Sabha

La Polizia Giudiziaria incaricata di proteggere la Corte di Giustizia di Sabha, nella Libia meridionale, ha dichiarato che la Corte non si è potuta riunire oggi perché un gruppo armato, probabilmente il battaglione 115 o Brigata Tariq Bin Zayed sotto il comando di Mohamed al-Jarha, affiliato alle forze armate arabe libiche del Maresciallo Khalifa Haftar, ha chiuso tutte le strade che portano al tribunale, impedendo ai magistrati e ai suoi dipendenti l’accesso.  

La Commissione d’Appello della Corte di Sabha avrebbe dovuto esaminare oggi il ricorso presentato da Saif Al-Islam Gheddafi contro la decisione dell’Alta Commissione elettorale nazionale in merito alla sua esclusione dalla lista dei candidati alle elezioni presidenziali previste per il 24 dicembre. L’Autorità di Polizia Giudiziaria ha precisato che la registrazione video attribuita alla propria sede di Sebha, che è stata diffusa sulle piattaforme social, “non è stata finora verificata”, rilevando che l’unica autorità autorizzata a rilasciare dichiarazioni è l’Ufficio Documentazione e Informazione della polizia giudiziaria competente”.

Dopo la diffusione della chiusura delle strade che portano al tribunale, dozzine di sostenitori di Saif al-Islam Gheddafi hanno organizzato un sit-in davanti al complesso giudiziario della città in difesa della Magistratura. Rapporti non ancora confermati riferiscono che i gruppi armati avrebbero aperto il fuoco per disperdere i manifestanti che invitano la comunità internazionale e le Nazioni Unite a garantire il processo elettorale, indicando che la Corte è stata chiusa a giudici e funzionari al fine di manipolare e interrompere il processo elettorale.  

Il direttore della sicurezza di Sabha, il generale Muhammad Bashir, ha confermato che il tribunale di Sabha è stato sottoposto a un assedio soffocante con meccanismi armati e mezzi corazzati pesanti appartenenti al 115esimo battaglione e alla brigata Tariq Bin Zayed. La direzione ha affermato elementi militari hanno fatto irruzione nell’edificio del tribunale due volte, hanno espulso la magistratura, i dipendenti ed hanno impedito a cittadini e avvocati di entrare giovedì scorso, quando l’avvocato di Saif al-Islam, Khaled al Zaidy, si è recato presso il tribunale per presentare l’appello del suo cliente.

La Direzione della Sicurezza di Sabha ha denunciato queste violazioni, sottolineando che “la 115a milizia affiliata alla Brigata Tariq bin Zayed al comando di Muhammad al-Jarha è presente nel sud della Libia da più di 3 anni e non ha mai messo in sicurezza alcuna istituzione in generale a Sabha, e in particolare, il tribunale, il che rende la questione chiara a tutti. Mostra chiaramente gli obiettivi di questa palese ingerenza negli affari della magistratura e di intralcio alla giustizia”.

Una pagina attribuita al figlio di Gheddafi afferma che “una forza militare ha circondato l’edificio del tribunale di primo grado di Sabha e ha impedito a giudici e dipendenti di entrare per il secondo giorno consecutivo, causando il rinvio dell’esame del ricorso presentato dall’avvocato della candidato presidenziale, Saif al-Islam Muammar Gheddafi, contro la decisione dell’Alta Commissione elettorale”.

Da parte sua, l’avvocato Khaled Al-Zaidy, ha dichiarato: “ci è stato impedito di entrare in tribunale, non solo in tribunale. Tutte le strutture erano circondate da armi pesantemente armate. Tutte le strade che portano al tribunale sono state chiuse con i veicoli militari”.  Secondo l’avvocato, ciò fa sorgere i primi dubbi sul processo elettorale, i seggi, l’ordinamento, il conteggio e le irregolarità che potrebbero verificarsi durante il voto.

L’Ambasciata del Regno Unito in Libia ha rilasciato una breve dichiarazione per esprimere preoccupazione per la situazione nel capoluogo meridionale, ribadendo che la Magistratura dovrebbe svolgere le sue funzioni senza alcuna intimidazione.

L’incidente a Sabha si aggiunge ad un massiccio dispiegamento di forze da parte del feldmaresciallo Khalifa Haftar nella città di Sirte, dove da giorni è in atto una vera e propria operazione intimidatoria nei confronti di sostenitori di Gheddafi, ma anche attivisti e giornalisti. Da venerdì ad oggi, almeno otto persone sono state prelevate da uomini col volto coperto alla guida di mezzi militari con vetri oscurati. Le accuse contro di loro, né il loro destino è chiaro, secondo quanto riferito da fonti locali.

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