Il posto delle donne nell’economia tunisina è irreversibile?

Di Habib Kazdaghli, professore universitario di storia contemporanea, già preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Mannouba (Tunisia).
Articolo realizzato in media partnership con L’Observatoire Economique.
In Tunisia, ogni anno, le donne vengono onorate due volte. I risultati delle sue lotte, ma anche i tentativi di minare tali conquiste vengono a loro volta valutati durante due incontri. Prima di tutto, il giorno dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, in Tunisia è stato celebrato soprattutto dai partiti di sinistra e da alcuni sindacati, ma questa festività è stata considerata, per lungo tempo, un non-evento dalle autorità ufficiali, che hanno preferito il giorno del 13 agosto. Festa nazionale celebrata in pompa magna in ricordo della promulgazione nel 1956 del codice dello Statuto personale da parte del giovane governo dopo l’indipendenza, e sotto la guida del presidente Bourguiba.
Questa commemorazione, molto ufficiale all’inizio e limitata soprattutto alla sfera del potere, che ne aveva fatto un rito annuale, per fare il punto sulle conquiste del regime in tema di “liberazione delle donne” ha resistito al tempo e continua ad essere festeggiata. Anche se la commemorazione ha assunto le sembianze di un messaggio di fedeltà all’opera di Bourguiba, ha continuato ad essere celebrata per tutta l’era di Ben Ali (1987-2011), così come ha acquisito nuova notorietà dopo la rivoluzione con l’emergere dell’Islam negli arcani del potere.
Al contrario, il 13 agosto di ogni anno è diventata una data significativa e l’emblema dell’attaccamento a un’identità tunisina aperta e progressista in totale divergenza con l’Islam politico. Va ricordato che nel bel mezzo di una sera di Ramadan, il 12 agosto 2012, una grande manifestazione notturna di donne ha animato le vie principali della capitale, attaccando il “governo della troika” guidato all’epoca dagli islamisti. Le donne scesero in piazza al grido “la donna tunisina non è Mehrzia,” riferendosi alla compianta Mehrzia Labidi, deputata Nahdhaoui, all’epoca vicepresidente dell’Assemblea Costituente.
Le donne tunisine hanno così rigettato la tesi difesa dagli islamisti sulla “complementarità tra donne e uomini” e invocando invece la totale “uguaglianza tra i due sessi”. L’anno successivo, il 2013, in concomitanza con il movimento di protesta che seguì l’assassinio del deputato Mohamed Brahmi, la commemorazione del 13 agosto fu l’occasione per vedere le donne manifestare per le strade vestite con abiti cuciti con tessuti decorati dalla bandiera nazionale.
L’ultima importante celebrazione della festa della donna tunisina si è svolta il 13 agosto 2018, quando l’ex presidente Béji Caid Essebsi, facendo seguito al rapporto della commissione COLIBE sulle libertà individuali, da lui istituita un anno prima, si è impegnato a presentare un disegno di legge sulla parità diritti di successione tra i due sessi.
Certo, la pandemia che imperversa da un anno e mezzo in Tunisia e nel mondo, così come l’attuale panorama politico segnato dal populismo, la persistenza dell’Islam politico, anche indebolito, come primo gruppo parlamentare e la frammentazione delle forze progressiste, non costituiscono fattori favorevoli all’approvazione di tale legge. Tuttavia il suo deposito come progetto, negli arcani dell’Assemblea, mostra tutto il percorso compiuto dalle esigenze relative alle donne in Tunisia e tutto il posto che occupano nella società e nell’economia tunisine.
Da regolatore sociale nei rapporti all’interno della famiglia che riflette lo spirito riformista dei costruttori del giovane Stato nazionale, il dibattito intorno ai progetti di testi legislativi relativi alla donna cerca di garantirle tutto il suo posto nella sfera pubblica e il suo ruolo crescente nell’economia del Paese nordafricano. Presente in tutte le attività economiche, il ruolo della donna tende a diventare vitale in diversi settori, compresa l’industria tessile, l’agricoltura, i vari livelli di istruzione, la medicina, e via dicendo.
Dalla lotta per la liberazione del Paese al contributo al suo sviluppo economico
Incaricati di scrivere una nota biografica sulla carriera di Gladys Adda (1921-1995) che comparirà presto nell’ambito di un’opera collettiva che ripercorre la vita di un centinaio di donne che hanno segnato la storia della Tunisia, dalle origini ai giorni nostri, abbiamo potuto notare che questa donna ha saputo utilizzare la sua esperienza acquisita nella militanza comunista e associativa nella liberazione del Paese, per investire dopo l’indipendenza nell’azione dello sviluppo economico della Tunisia.
A 37 anni, mentre molti come lei, provenienti da famiglie ebree, vedevano inizialmente la soluzione ideale per sfuggire ai capricci della transizione, nel 1958 scelse di entrare a far parte della giovanissima Société Tunisienne des Banques (STB). All’epoca, aveva solo la licenza elementare e una modesta esperienza come segretaria in una cooperativa di sarti. Durante i tre decenni della sua carriera professionale (1958-1981), non solo ha investito nel suo lavoro, ma non perde occasione di partecipare a corsi di formazione nella propria azienda o nell’ambito di corsi serali specialistici presso l’istituto Bach Hamba; arrivando a interrompere temporaneamente il suo lavoro per recarsi a Parigi, per seguire una formazione (1971-1975) presso la Scuola Nazionale di Arti e Mestieri.
Successivamente, Gladys Adda tornò a lavorare come segretaria e ha concluso la sua carriera come “esperta internazionale riconosciuta nel campo della documentazione”. Con una vasta esperienza nel settore e una formazione avanzata nel campo della documentazione, si dedicherà negli ultimi anni della sua carriera professionale alla trasmissione del suo “savoir fair” attraverso corsi e cicli formativi tenuti nell’ambito dell’Associazione delle Banche, presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione (ENA) a futuri dirigenti statali e agli studenti dell’Istituto Stampa e dell’Istituto Superiore di Documentazione.
Il leitmotiv che guida i suoi corsi e convegni è quello di sfruttare la buona organizzazione dei documenti e delle diverse fonti di informazione al servizio dello sviluppo economico presso la Scuola Nazionale di Amministrazione (ENA) ai futuri dirigenti statali e agli studenti dell’Istituto Stampa e dell’Istituto Superiore di Documentazione.
Nella sua biografia a “Mélanges” pubblicata nel 2015, dedicatagli dai suoi colleghi ed ex studenti, in occasione del ventesimo anniversario della sua morte (1995-2015), l’amico Abdelbaky Daly scrive “Vent’anni ci separano dal momento in cui Gladys ci ha lasciato e tuttavia il suo ricordo rimane vivo tra noi per il suo contributo alla documentazione e soprattutto mostrando lo stretto rapporto tra documentazione e sviluppo della persona e sviluppo del Paese”.
L’esempio di Gladys Adda rimarrà presente e vivo per tutte le donne. Messe in orbita dalla proclamazione del codice dello status personale il 13 agosto 1956, le donne tunisine continueranno a difendere le proprie conquiste e il proprio contributo allo sviluppo economico del Paese. Dalla rivoluzione del 2011, nonostante il suo respiro di libertà ma alla luce dei tentativi regressivi dell’Islam politico, le donne in Tunisia devono rimanere vigili e mobilitate, così hanno reso ogni anno la Giornata nazionale della donna (il 13 agosto), un’opportunità per mostrare il loro attaccamento al modello sociale tunisino e dimostrare che una Tunisia moderna, democratica e sviluppata non potrebbe diventare una realtà senza la totale uguaglianza tra uomini e donne.