Colpi di avvertimento ai pescherecci italiani dalla Guardia Costiera libica ad Al-Khoms, “avevano sconfinato in acque libiche”

Tre pescherecci italiani, tra cui “Aliseo” della flotta di Mazara del Vallo, sono stati allontanati dalla Guardia Costiera libica che ha sparato in aria colpi di arma da fuoco dopo che i marittimi, impegnati in una battuta di pesca, avevano sconfinato in acque su cui la Libia rivendica il proprio controllo. Fonti della Farnesina hanno confermato che il comandante dell’Aliseo, Giuseppe Giacalone, ha riportato lievi ferite che non destano preoccupazione e che sarebbero state medicate a bordo. Sono in corso accertamenti sulla dinamica di quanto avvenuto. L’incidente avvenuto ieri conferma la pericolosità della zona prospiciente le coste della Libia, dove pescare è vietato. La zona è stata definita “ad alto rischio” per tutte le imbarcazioni già nel maggio 2019 dal Comitato Interministeriale per la Sicurezza dei Trasporti.

La Marina libica di Al-Khoms, di cui la Guardia costiera fa parte, ha smentito di aver sparato contro i pescherecci italiani, pur ammettendo “colpi di avvertimento in aria” per fermare le imbarcazioni siciliane che avrebbero sconfinato in acque territoriali libiche. “Non ci sono stati colpi esplosi contro imbarcazioni, ma colpi di avvertimento in aria”, ha dichiarato il commodoro Masoud Ibrahim Abdelsamad, portavoce della Marina libica senza fornire per il momento ulteriori dettagli sull’incidente. “Quando i pescherecci arrivano, la nostra guardia costiera prova a fermarli”, ha aggiunto il portavoce evidenziando che nessun colpo è stato sparato direttamente contro i pescherecci di Mazara.  Il portavoce ha sottolineato che “quattro o cinque pescherecci si trovavano in acque territoriali libiche senza alcun permesso da parte del governo”. La Guardia costiera libica, oltre ad essere impegnata nelle operazioni di ricerca e salvataggio in mare, tra le sue funzioni ha anche quella del controllo della pesca.

Secondo la Marina Militare italiana, che è intervenuta con la fregata Libeccio nell’area dell’incidente, 35 miglia a nord della costa di Al Khums, ha affermato che i pescherecci italiani erano tre aggiungendo che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini è stato costantemente aggiornato sugli sviluppi della situazione. La motopesca “Aliseo” è stata rilasciata poche ore dopo ed ha ripreso la navigazione verso le coste siciliane, invertendo la rotta. La società armatrice dell’Aliseo con sette membri dell’equipaggio a bordo è la “Pescanuova srl”.

Non è la prima volta che imbarcazioni battenti bandiera italiana si spingano nell’area considerata ad alto rischio, dove le autorità libiche possono esercitare azioni di polizia come il sequestro delle imbarcazioni e del pescato con la possibilità che gli stessi equipaggi possano essere detenuti per durate non prevedibili, come già avvenuto nei mesi scorsi con i pescherecci Antartide e Medineà, trattenuti a Bengasi per oltre 100 giorni. Si tratta di una condotta purtroppo non nuova da parte di alcuni pescherecci, recentemente sconsigliata dall’Unità di Crisi della Farnesina. È stato più volte ricordato, infatti, l’esclusiva responsabilità individuale di chi assume la decisione di recarsi in quelle acque, così come del datore di lavoro sul quale incombono precisi doveri nei confronti dei propri dipendenti.

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