Al-Dabaiba alla corte di Erdogan

Il primo ministro libico Abdul Hamid Al Dabaiba e una delegazione di ministri del nuovo Governo di Unità Nazionale sono attesi oggi in Turchia per una una visita di due giorni su invito del presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo quanto riferito da Ankara in una nota, Dabaiba ed Erdogan presiederanno la prima riunione del Consiglio di cooperazione strategica ad alto livello Turchia-Libia.

“Nella riunione del Consiglio che si terrà con la partecipazione dei ministri competenti, saranno discussi tutti gli aspetti delle relazioni Turchia-Libia, che hanno legami storici e profondamente radicati, verranno valutati i passi che possono essere intrapresi per migliorare ulteriormente la cooperazione”, ha detto la presidenza turca in una nota. I media locali hanno riferito che il Primo Ministro libico visiterebbe Ankara con una squadra composta da 14 ministri, cinque vice primi ministri, il capo dell’esercito occidentale ed altri funzionari. Si discuterà inoltre della cooperazione in materia di energia e salute, insieme alla ripresa dei progetti da parte di società turche che sono stati interrotti dal 2011.

Ankara ha annunciato che le imprese turche assumeranno un ruolo attivo nella ricostruzione del paese dilaniato dalla guerra. E’opportuno ricordare che nel 2019, Erdogan e l’ex premier Fayez al-Serraj hanno firmato un accordo di demarcazione marittima nel Mediterraneo orientale ed un memorandum di cooperazione militare in base al quale la Turchia ha inviato a Tripoli consiglieri e addestratori militari, armi, equipaggiamenti e migliaia di combattenti siriani.

La Grecia, che si oppone all’accordo marittimo tra Tripoli e Ankara, ha chiesto martedì l’annullamento dell’accordo, riaprendo dopo sette anni la sua ambasciata in Libia. L’Unione europea e la comunità internazionale ha ripetutamente descritto l’accordo come illegale in quanto si scontrerebbe col diritto internazionale.

Il Comitato Militare Congiunto (JMC 5+5) ha chiesto durante le sue riunioni il ritiro di tutti i mercenari e forze straniere dal territorio libico. Il termine è scaduto il 31 gennaio scorso, tuttavia non solo la Turchia non ha mantenuto fede agli impegni presi durante la conferenza di Berlino, ma continua a movimentare combattenti in Libia attraverso voli di linea che gli permettono di aggirare il controllo della Missione europea IRINI nel Mediterraneo.

La visita di Al-Dabaiba ad Ankara arriva sulla scia di tensioni diplomatiche tra Italia e il presidente turco, definito dal premier Mario Draghi come un dittatore. Alla luce di queste dichiarazioni, secondo quanto riferito ai media nazionali, la presidenza turca avrebbe bloccato l’acquisto di equipaggiamenti militari da aziende italiane.

A tal proposito, il senatore Gianluca Ferrara, vicepresidente del gruppo M5S Senato e capogruppo nella Commissione Esteri di Palazzo Madama, chiedendo di interrompere la fornitura di armi ad Ankara, ha dichiarato che “se il presidente del Consiglio giudica Erdogan un dittatore ne discende l’obbligo legale di interrompere ogni fornitura di armamenti italiani verso la Turchia. Lo impongono la legge 185 del 1990, la posizione comune europea del 2008 e il trattato Onu sul commercio d’armi del 2013”.

Il senatore ha aggiunto che “l’Italia negli ultimi anni è stato il principale fornitore europeo di armi alla Turchia, ma ad ottobre 2019, a seguito dell’illegale invasione militare turca della Siria, il ministro degli Esteri Di Maio, in linea con gli altri Paesi europei, aveva decretato uno stop parziale e selettivo alla vendita di armi ad Ankara che riguardava i nuovi contratti di forniture militari utilizzabili dalle forze armate turche nell’offensiva in Siria, senza interrompere le consegne di tutte le forniture già autorizzate”.

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