Maiteeq a Mosca annuncia di riattivare gli accordi in stallo dal 2008 in Libia
La Russia prosegue le sue fitte consultazuoni, ma rimangono i mercenari

Di Vanessa Tomassini.
Il Vice Presidente del Consiglio del Governo libico di Accordo Nazionale (GNA), Ahmed Maiteeq, ha concordato con il Ministro del Commercio e dell’Industria russo Denis Mantrov di riattivare una serie di accordi conclusi tra i due paesi nel 2008. La decisione sarebbe arrivata oggi, venerdì 29 gennaio 2021, e riguarderebbe diversi settori dall’elettricità all’energia, dalla salute alle infrastrutture.
Maiteeq, attraverso la sua pagina Facebook, ha reso noto di aver partecipato ad una serie di incontri di alto livello nella capitale russa, Mosca, indicando di aver discusso con Mantrov le modalità per migliorare il commercio e gli scambi economici, nonchè per sviluppare le relazioni bilaterali a beneficio dei due popoli.
Durante i colloqui nella capitale russa, Maiteeq ha affontato gli ultimi sviluppi della scena libica, i progressi compiuti dal Libyan Political Dialogue Forum (LPDF) facilitato dalle Nazioni Unite, e i risultati del Comitato militare congiunto composto da 5 alti ufficiali del GNA e 5 dell’esercito orientale. Secondo una nota del Consiglio presidenziale, le due parti hanno espresso il loro sostegno al comitato esortandolo a continuare le loro riunioni fino al raggiungimento di una soluzione globale.
E’interessante notare che la Russia sostiene militarmente il Libyan National Army (LNA) del generale Khalifa Haftar. Un recente rapporto della CNN, citando fonti dell’intelligence americana, ha confermato la costruzione di trincee nel perimetro della base militare di al-Jufra dove sarebbero presenti ufficiali russi e mercenari del gruppo Wagner. Il Cremlino ha sempre negato una propria presenza militare in Libia, sebbene fonti locali affermerebbero il contrario.
Mercenari russi e consiglieri sono stati schierati in Libia al fianco dell’LNA in contrapposizione alle forze della Turchia che ha sostenuto il GNA, in seguito alla firma di accordi in materia di difesa e sicurezza. Sabato 23 gennaio, tutte le forze straniere avrebbero dovuto abbandonare il territorio libico, ma questo non è avvenuto. Le parti interne, nascondendosi dietro i propri sostenitori stranieri, ora giocano su chi debba ritirare le forze di supporto straniere per primo. Il ministro della Difesa (GNA) Salah El-Din Namroush, commentando il rapporto dell’emittente americana, ha affermato che chiunque abbia costruito quelle trincee, definite il muro di Berlino nel deserto libico, non ha alcuna intenzione di andarsene.
Allo stesso modo, il comando generale di Bengasi critica il mancato ritiro di mercenari siriani da parte della Turchia. In una recente intervista, il portavoce della Sala Operativa per la Liberazione di Sirte e Jufra per il GNA, Elhadi Salem Idrah, ha affermato che l’area interessata non ci sarebbero forze straniere, “solo libiche e in particolare da Misurata”.
Durante il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione in Libia, il rappresentante ad interim degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, l’ambasciatore Richard Mills, ha invitato tutte le parti esterne che partecipano al conflitto libico a “interrompere il loro intervento militare e ritirarsi immediatamente dalla Libia, proprio come lo stesso popolo libico ha richiesto nella dichiarazione del cessate il fuoco del 23 ottobre”. L’ambasciatore Mills ha sottolineato la necessità che il Consiglio di sicurezza e la comunità internazionale rimangano impegnati a garantire l’empowerment dei libici, verso le elezioni nazionali del prossimo dicembre, in modo che possano riprendere il controllo sovrano su tutto il loro territorio.
La Russia ha condotto una lunga serie di consultazioni con politici e personalità libiche, inclusi membri della Camera dei Rappresentanti e figure tribali, in concomitanza con i cicli di dialogo in corso sponsorizzati dalle Nazioni Unite. Ciò ha sollevato dubbi che il Cremlino possa lavorare ad un programma alternativo. Attraverso l’intermediazione russa con il Comando generale dell’LNA, lo stesso vicepresidente Ahmed Maiteeq aveva raggiunto un accordo con il figlio Haftar, Khaled, a Sochi nel settembre 2020, per la riapertura del settore petrolifero e delle esportazioni.
Il viceministro degli esteri russo Mikhail Bogdanov il 4 dicembre 2020 ha incontrato invece Moin el-Kikhia, che ha annunciato oggi ufficialmente la sua candidatura alla carica di Primo Ministro nel prossimo esecutivo che accompagnerà la Libia alle elezioni. Più di recente, il 15 gennaio, Mosca ha ricevuto Miftah al-Werfalli e Omar Abu Shreda, due rappresentanti di quello che i media russi hanno definito come il movimento del figlio del rais, Saif al-Islam Gheddafi. Il 16 gennaio è stata la volta del presidente del Parlamento, poi il 22 gennaio, Bogdanov ha avuto colloqui con un altro membro della Camera, Fathallah Al-Saeiti; ed il 27 gennaio con Abdel Nasser bin Nafi.
La Russia ha affermato che il denominatore comune di tutti gli incontri avvenuti su base quasi quotidiana, negli ultimi due mesi, è stato lo scambio di opinioni sulla situazione attuale in Libia, nel quadro di un efficace coordinamento degli sforzi per promuovere un dialogo stabile tra i libici, con la partecipazione di tutte le forze politiche influenti nel paese sulla base delle disposizioni della risoluzione 2510 del Consiglio di Sicurezza ONU.