Diplomazia italiana vincente in Libia, ma resta da capire molto sulla liberazione dei marittimi

Di Vanessa Tomassini per “Strumenti Politici”.
La liberazione dei pescatori di Mazara del Vallo dopo 107 giorni di prigionia a Bengasi continua a suscitare dubbi e curiosità. “È stato Putin con le sue telefonate ad Haftar a farli liberare, questa è la verità di quello che è successo. Non bisogna dirlo però, altrimenti si dice che lui è un sostenitore di Haftar, e non vuole che si dica”. Ha detto il presidente Silvio Berlusconi nel corso di una telefonata in vivavoce a Marco Marrone, l’armatore del Medina, uno dei due pescherecci fermati dalla Marina della Libia orientale sotto il comando di Khalifa Haftar. Le parole di Silvio Berlusconi sono state riportate da tutti i giornali, compresi quelli ben noti per non essere proprio filo-Cremlino. Sputnik vaglia questa ipotesi sebbene risulti al quanto improbabile. Il mese scorso, Ahmed Maiteeq, vicepresidente del Consiglio del Governo libico di Accordo Nazionale (GNA) sostenuto dall’Italia, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite, aveva suggerito che la soluzione più opportuna per liberare i nostri connazionali sarebbe stato uno scambio con i quattro ‘calciatori’ nel carcere di Siracusa da cinque anni per traffico di esseri umani. Il fatto stesso che anche il GNA insistesse a definire quei ragazzi ‘calciatori’ metteva l’Italia in una posizione estremamente difficile.
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