La politica americana in Libia cambierà con l’elezione di Joe Biden?

Di Vanessa Tomassini.

In molti si interrogano come cambierà l’approccio degli Stati Uniti nei confronti del fascicolo libico dopo l’elezione di Joe Biden. Donald Trump ha scelto una politica estera disinteressata, atta a tutelare gli interessi di Washington e a proteggere i cittadini americani ovunque essi si trovano, riducendo gli interventi militari e il numero di missioni all’estero. Ora con la vittoria di Joe Biden, L’America First del tycoon sembra trasformarsi in “America is back”: gli Stati Uniti sono tornati. Ed è proprio questo ritorno annunciato con forza a preoccupare le leadership del Golfo e Nord Africa. La politica estera di Biden – scrive l”’Huffington Post” – mirerà a riaffermare gli Stati Uniti come protagonisti e leader delle nuove sfide globali attraverso un multilateralismo “evoluto” ed un sistema articolato di alleanze fra le democrazie.

Ma cosa pensa Joe Biden del caos libico? Il presidente eletto troverà probabilmente uno scenario meno complicato di quello gestito da Donald Trump se il processo di dialogo intra-libico dovesse funzionare. Fonti diplomatiche affermano che la rappresentante ad Interim del Segretario Generale delle Nazioni Unite e capo di UNSMIL, Stephanie Williams, sia molto vicina a Biden. Motivando così la determinazione nel portare avanti il dialogo in corso a Tunisi dell’inviata ONU proprio in coincidenza della scadenza del suo mandato. Se Williams dovesse succedere potrebbe vantare nel suo curriculum l’unica iniziativa di mediazione che abbia avuto successo dal 2014.

Una risposta alla nostra domanda ed una indicazione su cosa Biden pensi del conflitto nel Paese nordafricano la troviamo in un’intervista rilasciata dall’allora vicepresidente degli Stati Uniti nel 2016. La giornalista Charlie Rose, durante una conversazione in onda per intero su PBS e in parte su CBS, il 20 e 21 giugno 2016, ha chiesto a Joe Biden: “Ci sono quelli che sostengono: “Guardi, abbiamo avuto un problema – rovesciare questi dittatori, come Mubarak e come Gheddafi e – e come Saddam. Vedendo i risultati, potremmo porci la domanda: saremmo stati meglio se fossero rimasti? Saddam, Gheddafi, Mubarak?”. Biden rispose di aver “sostenuto con forza” all’interno della Casa Bianca “di non andare in Libia”, una posizione che lo ha messo in contrasto con l’allora segretario di Stato Hillary Clinton.

“La mia domanda era, ok dimmi cosa succede?”. Ricordò Biden. “Gheddafi se n’è andato. Cosa succede? Il paese non si disintegra? Cosa succede allora? Non diventa un luogo, una capsula di Petri per il proliferare dell’estremismo? Dimmi. Dimmi cosa faremo”. Rose rispose: “E così è stato”. Biden continuò affermando che gli Stati Uniti non dovrebbero usare la forza a meno che gli interessi del paese o dei suoi alleati non siano direttamente minacciati, se ciò possa essere fatto efficacemente e se possa essere sostenuto. La Clinton ha difeso la decisione dell’amministrazione di partecipare all’intervento del 2011 che ha rovesciato Gheddafi nello stesso autunno, mentre Donald Trump ha spesso criticato aspramente la guerra. “La nostra risposta, che penso sia stata la potenza intelligente al suo meglio, è che gli Stati Uniti non guideranno questo intervento”, disse Biden durante il primo dibattito democratico il 13 ottobre 2015. “Forniremo le capacità essenziali e uniche che abbiamo, ma gli europei e gli arabi dovevano essere in prima linea. Non abbiamo messo un solo soldato americano a terra in Libia”.

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