Erdogan rischia di far fallire Berlino

Di Vanessa Tomassini.

La Turchia di Recep Tayyip Erdogan rischia di mandare a monte ancora una volta gli sforzi europei per un cessate il fuoco in Libia. Come riportano Middle East Eye e Reuters, il presidente turco, capo della Fratellanza Musulmana internazionale, si è detto pronto ad “insegnare” una lezione al feldmaresciallo Khalifa Haftar se le sue forze armate continueranno ad attaccare il Governo di Accordo Nazionale (GNA) guidato dal premier Fayez al-Serraj. “Erdogan ha detto che Haftar è scappato da Mosca dopo i colloqui di pace di lunedì tra lui e il capo del governo con base a Tripoli, Fayez al-Sarraj, e non si è riusciti ad ottenere a un cessate il fuoco per porre fine a nove mesi di combattimenti”.

Scrive Middle East Eye che riporta il discorso del principe del terrorismo Erdogan all’AKP in parlamento ieri, martedì 14 gennaio: “Se gli attacchi del putschista Haftar contro il popolo e il legittimo governo della Libia continuano, non ci asterremo mai dall’insegnargli la lezione che merita. È nostro dovere proteggere i nostri parenti in Libia”, ha aggiunto Erdogan, affermando che la Turchia ha profondi legami storici e sociali con il paese e che Haftar avrebbe preso il controllo dell’intera nazione se Ankara non fosse intervenuta.

I toni forti di Erdogan non sono di certo piaciuti al popolo libico che ha ampiamente respinto l’invasione da parte di Ankara e qualsiasi intereferenza straniera nei suoi affari interni. Il Consiglio Supremo delle Tribù e delle Città libiche, una delle massime istituzioni sociali che riunisce al suo interno le maggiori componenti libiche, ha espresso attraverso il suo primo vice-presidente in una dichiarazione a Speciale Libia che il rifiuto da parte di Haftar al cessate il fuoco rappresenta la volontà del popolo libico. Per comprendere questa affermazione, va ricordato che l’autoproclamato esercito libico è composto da giovani provenienti da tutto il Paese, nonchè da ufficiali senior del precedente sistema. Per tanto non è corretta la definizione di “esercito orientale” utilizzata dalla narrativa occidentale dominante. L’LNA conta infatti sul sostegno di gruppi dal sud della Libia, in particolare da Sabha e Brak al-Shati dove sono presenti basi militari, ma anche da Sirte, Bani Walid, Zintan, Sabrata, Warshefana, Gharian e Tarhouna, in Tripolitania.

Ufficiali del Ministero della Difesa di Ankara hanno dichiarato nelle scorse ore che è troppo presto per dire che il cessate il fuoco è collassato in Libia, ribadendo che la Turchia- già attiva in Libia con un team di formazione e assistenza, ma soprattutto con oltre 2000 combattenti siriani come ha scritto oggi il quotidiano britannico The Guardian – non ha intenzione di ritirarsi dalla Libia, aggiungendo che non considera la sua esistenza un’occupazione. Tutto ciò avviene a pochi giorni della Conferenza di Berlino, annunciata dal Governo tedesco per domenica 19 gennaio. A cui Haftar, secondo fonti militari, potrebbe sciegliere di non partecipare. E’ per questo che Russia ed Europa avrebbero convinto Erdogan ad accettare alcuni emendamenti all’accordo di cessate il fuoco, richiesti dal comandante in capo dell’LNA.

L’Italia sta valutando la guida di una missione di pace europea sotto l’egida delle Nazioni Unite. “La stabilizzazione della Libia è una priorità per la sicurezza nazionale del nostro Paese e la proposta del ministro Di Maio su una missione di pace europea sotto egida ONU è il migliore strumento per conseguire questo obiettivo. Una forza di interposizione multinazionale, sperabilmente a comando italiano, impostata sul modello della missione UNIFIL in Libano che da tredici anni garantisce il rispetto della tregua tra Hezbollah e Israele”. Ha dichiarato il senatore Iunio Valerio Romano, membro M5S in Commissione Difesa a Palazzo Madama. Intanto la cancelliera Angela Merkel ha puntualizzato che la Conferenza di Berlino mira a raggiungere una posizione internazionale sul rispetto dell’embargo sulle armi verso la Libia, che permetta di riportare la soluzione della crisi libica sul piano diplomatico e, quindi, politico.

E’ interessante notare che l’alto rappresentante -vicepresidente Josep Borrell al dibattito in Aula del Parlamento europeo sulla situazione in Libia, martedì ha dichiarato: “la guerra è stata alimentata da numerosi spoiler esterni che inviano ogni giorno più armi e mercenari. Non è più la guerra senza guerrieri che era all’inizio. Ora ci sono molti combattenti provenienti da molti paesi diversi. È diventata una guerra per procura crescente che sta aumentando il rischio di terrorismo, instabilità regionale e migrazione verso i nostri confini”. Borrel ha confermato, citando rapporti dell’intelligence europea, l’arrivo di estremisti dalla Siria e la presenza di mercenari russi.

“Stiamo dicendo che non esiste una soluzione militare, ma abbiamo ripetuto questo mantra per la guerra siriana. E alla fine, è stata una soluzione militare. Quindi, forse qui può succedere la stessa cosa. Dato che noi europei non vogliamo partecipare a una soluzione militare, ci barichiamo sulla convinzione che non esista. In Siria, è stata una soluzione militare portata da turchi e russi. Ciò ha cambiato l’equilibrio nella parte orientale del Mediterraneo. Non posso impedire che accada una cosa del genere, e questo dovrebbe essere di grande preoccupazione per tutti noi. Sono sicuro che nessuno sarà contento se sulla costa libica vi è una serie di navi militari della marina russa e turca di fronte alla costa italiana che controllano entrambe le vie di migrazione illegale verso l’Europa. Sul Mediterraneo orientale e ora, forse, sul Mediterraneo centrale”. Ha aggiunto Borrel, che tuttavia non ha nemmeno impedito l’implementazione degli accordi tra Ankara e il Governo di Tripoli, che hanno politicamente legittimato l’invasione turca della Libia.

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