Procuratore militare di Bengasi rifiuta di consegnare al-Werfalli alla CPI
Di Ali Ahmed.
Il procuratore militare di Bengasi, nella Libia orientale, sotto il comando del feldmaresciallo Khalifa Haftar, rifiuta di consegnare il ricercato Mahmoud Al-Werfalli alla Corte Penale Internazionale (CPI). Il maggior generale Faraj al-Sawaa in un colloquio con Sputnik ha affermato che il suo ufficio aveva collaborato con la CPI secondo le leggi libiche e in rispetto della sovranità nazionale sul caso di Mahmoud Al-Werfalli, aggiungendo che su ordine di Khalifa Haftar, Al-Werfalli era stato indagato e verrà giudicato da un tribunale di Bengasi.
L’Interpol ha inserito Al-Werfalli nella Lista dei ricercati internazionali a febbraio 2018 su richiesta della CPI che ha indagato il maggior al-Werfalli per 7 crimini di guerra, incluse le esecuzioni pubbliche di alcuni prigionieri, senza che questi venissero giudicati da un tribunale competente. Le esecuzioni vennero filmate e diffuse in rete, per mettere paura ai jihadisti che fino al 2017 hanno preso il controllo di Bengasi e Derna, come ci ha raccontato Mohammed el-Gali in una recente intervista esclusiva.
Il procuratore della CPI Fatou Bensouda ha recentemente rinnovato la sua richiesta alle autorità libiche di consegnare tre fuggitivi ricercati alla Corte: Saif Al-Islam Gheddafi, Al-Tuhami Khalid e Mahmoud Al-Werfalli. Bensouda, nel suo ultimo briefing al Consiglio di sicurezza dell’ONU, ha dichiarato che le forze dell’esercito nazionale libico, non solo non avrebbero alcuna intenzione di consegnare al-Werfalli, ma il comando generale dell’esercito lo avrebbe promosso a nuovi ranghi militari.
Il procuratore militare di Bengasi ha rivelato inoltre di aver arrestato un gran numero di foreign fighters nell’est della Libia, tra 50 e 100 terroristi con nazionalità arabe che stavano combattendo con i gruppi terroristici. Il procuratore militare ha sottolineato che quando Derna è divenuta roccaforte del sedicente stato islamico, la città e i tribunali erano gestiti da elementi di Daesh non libici, compresi quelli di nazionalità yemenita.