Tripoli. La “bella e la gazzella” non hanno più fatto ritorno

Di Vanessa Tomassini.
Cinque anni fa, esattamente la notte tra il 2 e il 3 novembre 2014, la “bella e la gazzella” venivano prelevate da un gruppo di uomini armati per non fare mai più ritorno. Stiamo parlando della statua di Angiolo Vannetti, scultore italiano artefice di varie opere in Libia durante il periodo coloniale. Tra queste, appunto, la statua bronzea della Fontana della Gazzella nella capitale Tripoli, realizzata nel 1932. Una riproduzione, “Le due gazzelle” dell’opera che abbelliva la fontana sul lungomare di Tripoli, viene custodito ancora oggi al Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno.

La statua rappresentava una donna nuda seduta, col corpo proiettato all’indietro ed il braccio proteso verso il collo di una gazzella che sembra accarezzare. La fanciulla rappresentava l’Italia e il ruolo vitale dell’acqua in un deserto reso fertile dagli acquedotti, mentre la gazzella simboleggiava la Tripolitania e la Cirenaica, le due grandi regioni unificate dall’Italia nel 1934 che oggi costituiscono lo Stato della Libia. La statua è sopravvissuta nel suo splendore attraverso la seconda guerra mondiale, la monarchia libica, il Governo di Gheddafi e la rivoluzione che ha condotto la Libia nel caos. Ha resistito anche ad un missile che l’ha colpita alla fine dell’agosto 2014, lasciandole un buco nella pancia.

Pochi mesi dopo, un gruppo di uomini armati la portò via, facendone perdere le tracce. Forse che gli stessi gruppi che oggi dicono di proteggere la democrazia, allora non riuscirono a vedere nient’altro che un corpo nudo di donna? Avevano minacciato di distruggerla anni prima, provarono perfino a ricoprirla con teli di stoffa e alla fine, probabilmente, mantennero la loro promessa.