La rabbia del Fezzan sta per riesplodere e punta a fermare la produzione di gas e petrolio

Di Vanessa Tomassini.
“Taglieremo il gas e fermeremo il giacimento petrolifero di Akakus, se Dio vorrà”. E’ l’annuncio shock che Bashir Sheik fa a Speciale Libia. Bashir è il coordinatore del movimento “La rabbia del Fezzan” che già in passato ha bloccato i lavori del campo petrolifero di El-Sharara, gestito dalla Akakus Oil Operation, joint venture tra la compagnia di stato libica NOC, la spagnola Repsol, la francese Total, l’austriaca OMV e la norvegese Statoil. La rabbia del Fezzan è riesplosa – spiega Bashir Sheick – per le generali condizioni della regione meridionale e la mancata soddisfazione delle richieste che erano state state formulate a dicembre 2018. Ecco quali erano:
1- Sostenere l’establishment militare e di sicurezza per garantire le risorse del popolo libico, proteggere il sud ed estendere la legalità;
2-Sostenere il settore sanitario con il contratto con medici e team per aiutare e mantenere strutture sanitarie ed ospedali nel sud, nonché fornire le attrezzature necessarie per operare, medicine e farmaci in particolare per malattie croniche;
3-Riprendere i lavori di manutenzione delle centrali elettriche, procurando le turbine alle stazioni di generazione M-Tables e Samano;
4-Gestione di tutti gli aeroporti nel sud;
5-Fornire liquidità alle banche dei villaggi e delle città del sud da parte della Banca Centrale della Libia;
6- Attuazione del progetto della raffineria meridionale;
7-Intraprendere progetti di sviluppo territoriale;
8-Fornire opportunità di lavoro al Sud nel settore petrolifero, in particolare, consentendo a coloro che lo desiderano di iscriversi ad istituti petroliferi, come le altre regioni, nonchè l’istituzione di istituti petroliferi nel Fezzan.
Il gruppo aveva incontrato il 20 dicembre scorso il premier del Governo di Accordo Nazionale, Fayez al-Serraj, che non è stato in grado di mantener fede a nessuna delle promesse fatte, mentre su Bashir Sheik pende un mandato di arresto da parte del procuratore generale su rchiesta del presidente della NOC, Mustafà Sanalla, da subito intransigente verso le proteste, definite “riccatti”. Vaste zone della Libia meridionale non hanno accesso all’acqua potabile, spesso i servizi di comunicazione sono assenti e l’elettricità viene a mancare per lassi di tempo molto lunghi. La mancanza di liquidità è permanente. Le strutture ospedaliere non sono attrezzate e manca personale medico e paramedico preparato. La città di Ghat è stata recentemente colpita dalle alluvioni provocando lo sfollamento di centinaia di famiglie. A Murzuch, Sabha ed al Jufra, Daesh è tornato a colpire, prendendo di mira stazioni di polizia e basi militari. Va aggiunto inoltre che dopo aver accolto il Libyan National Army (LNA) a Febbraio, i funzionari statali ed in particolare gli agenti di sicurezza e la polizia municipale denunciano il mancato pagamento dei salari da parte del Governo di Accordo Nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite. Il sit-in nel campo di El-Sharara è in programma a partire da domani.