La rabbia del Fezzan

Di Vanessa Tomassini.

Immaginate di vivere in un posto meraviglioso nel deserto del Sahara, dove tra dune di sabbia e fazzoletti rocciosi spuntano antichi villaggi nei pressi di oasi verdeggianti, dove gli abitanti amano la pace, la danza e l’arte, ecco questo sarebbe il sud della Libia. Sì, sarebbe poiché quello che sembrerebbe per molti un paradiso, si è trasformato negli anni in un vero e proprio inferno. Spesso non c’è acqua, elettricità e la benzina da 3 anni a questa parte è divenuta un miraggio. Qui le carte di credito non esistono quasi come i contanti, visto che le banche ne sono sprovviste. Voi, che quando il cellulare si scarica andate nel panico dopo 5 minuti, quanto tempo resistereste? Beh i giovani del sud sono pazienti, sono stati pazienti per 7 lunghissimi anni. Hanno sopportato la mancanza di dottori, l’assenza di istituzioni e di sicurezza. Pacificamente. Ora questa pazienza sta terminando perché quando ti fai una ragione delle scuole fatiscenti, quando accetti di venir ammazzato se fai il giornalista, quando la parola giustizia non ha più alcun valore, quando inizi ad avere fame perché anche il cibo scarseggia dopo che i carichi non arrivano per colpa delle milizie che chiudono strade ed aeroporti lungo la costa, allora forse è davvero troppo ed è il momento di agire. Per questo è nato un movimento composto da giovani, un movimento che unisce i figli di diverse tribù in una richiesta di aiuto, “La rabbia del Fezzan”. Così mentre gli occhi dei politici libici puntavano tutti a Palermo, i giovani del Fezzan hanno rilasciato una dichiarazione in cui annunciavano l’occupazione del campo petrolifero di Akakus. “Non abbiamo altri mezzi per ottenere l’attenzione del Governo, nessuno ha ascoltato il nostro grido di aiuto. Se chiuderemo i rubinetti delle risorse verso la costa, siamo sicuri che allora sì che ci daranno attenzione – ci dice Osama, un giovane di Sabha aggiungendo che – da tre anni non c’è gas da cucina, né gasolio, né tantomeno la benzina nelle stazioni ufficiali, ma siamo costretti ad acquistarla dai contrabbandieri che la vendono ad 1 dollaro al litro, mentre nel resto del paese costa 0,15 dinari libici. Il campo di Akakus verrà chiuso non con la forza, ma perché i giovani del Fezzan, uniti, siederanno di fronte agli ingressi dello stabilimento petrolifero”.

Le richieste del movimento

“La rabbia del Fezzan” è un movimento simbolico, nato il 25 ottobre scorso a Ghat, che è riuscito a mettere insieme i giovani onesti di diverse tribù e città del sud della Libia, in nome dei propri diritti per anni calpestati, dimenticati ed ignorati dalle istituzioni e dagli stessi coetanei che vivono a nord, lungo la costa. Le loro richieste sono legittime e riassumibili in 8 punti chiave:

1- Sostenere l’establishment militare e di sicurezza per garantire le risorse del popolo libico, proteggere il sud ed estendere la legalità;

2-Sostenere il settore sanitario con il contratto con medici e team per aiutare e mantenere strutture sanitarie ed ospedali nel sud, nonché fornire le attrezzature necessarie per operare, medicine e farmaci in particolare per malattie croniche;

3-Riprendere i lavori di manutenzione delle centrali elettriche, procurando le turbine alle stazioni di generazione M-Tables e Samano;

4-Gestione di tutti gli aeroporti nel sud;

5-Fornire liquidità alle banche dei villaggi e delle città del sud da parte della Banca Centrale della Libia;

6- Attuazione del progetto della raffineria meridionale;

7-Intraprendere progetti di sviluppo territoriale;

8-Fornire opportunità di lavoro al Sud nel settore petrolifero, in particolare, consentendo a coloro che lo desiderano di iscriversi ad istituti petroliferi, come le altre regioni, nonchè l’istituzione di istituti petroliferi nel Fezzan.

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La reazione di NOC

Non è stato necessario giungere all’interruzione dei lavori del campo petrolifero, il presidente della compagnia petrolifera di Stato, Mustafa Sanalla, infatti ha dato ordine in un comunicato di arrestare chiunque avesse impedito l’accesso dei dipendenti allo stabilimento, considerando il loro appello un vero e proprio ricatto. Una settimana fa, Sanalla aveva incontrato una delegazione di Obari in cui aveva espresso la ferma condanna di coloro che cercano di chiudere i giacimenti. Legittime domande non giustificherebbero un comportamento criminale ha fatto sapere la compagnia che evidentemente non conosce il diritto allo sciopero. Il capo della National Oil Corporation ha anche fatto sì che il procuratore generale aprisse un’indagine sul coordinatore del gruppo, suscitando però reazioni contrarie. Molti altri giovani di altre città del sud si sono uniti ai loro coetanei “arrabbiati”. In questo momento, i consigli municipali del sud, i gruppi giovanili, gli attivisti e le istituzioni della società civile, i saggi e i dignitari della regione, hanno sostenuto questo movimento per i diritti del Fezzan. Solidarietà è arrivata da Al-Jafra, Wadi Thabat, Al-Katroun, Albawanis, Ghat, Oubari, Sabha, Al-Shati, Bent Bey ed altri piccoli villaggi. “Finchè siamo stati pazienti eravamo buoni – commenta Osama – ora veniamo classificati come pazzi e criminali”.

 

Ghat ed il consiglio tribale Tuareg

Tra i primi a supportare il movimento e a prendere le difese dei suoi componenti sono stati la municipalità di Ghat ed il Consiglio tribale Tuareg in Libia, alzando la loro voce contro le dichiarazioni della NOC e l’ufficio del Procuratore generale. “Noi e il popolo di Ghat denunciamo fermamente e con forza le dichiarazioni rilasciate dal presidente della National Oil Corporation, il signor Mustafa Sanalla, nonchè la richiesta diretta del procuratore generale di arrestare il coordinatore della Rabbia del Fezzan, Bashir Sheikh, su false accuse”. Recita il comunicato del Consiglio Tuareg, una delle storiche e nobili tribù del deserto che sottolinea inoltre che il movimento prosegue la sua battaglia e “non si fermerà finché non saranno soddisfatte le richieste del Fezzan”.

Qualche giorno prima, il comune di Ghat ha rilasciato un comunicato in cui continuava a mobilitare giovani di varie città e regioni del sud sotto il nome “Rabbia del Fezzan”, un movimento pacifico che esige i diritti legittimi del popolo della regione meridionale, per migliorare i servizi sanitari, aumentare il tenore di vita dei cittadini ed affrontare il problema dell’elettricità, la mancanza di combustibile per lunghi periodi. “Abbiamo dichiarato in precedenza che il comune di Ghat è interessato a risolvere queste situazioni, ma questo annuncio non ha trovato alcuna risposta e ha lasciato il popolo di Ghat alla realtà delle condizioni di vita amare e difficili”. Ha denunciato il Consiglio tribale, ribadendo il pieno sostegno per il movimento ed “ha fatto appello a quei giovani che lottano per cambiare la realtà della regione meridionale in modo pacifico e civile. Allo stesso tempo, il presidente della Compagnia Nazionale del Petrolio (NOC) ha accusato i leader del movimento di sabotare i giacimenti e danneggiare gli interessi nazionali, dimenticando che il danno a questi interessi è invece il fatto che il sud è trascurato. Per questo il sud dovrebbe essere arrabbiato finché la sua gente possa godere del bene del proprio paese ed assistere allo sviluppo territoriale del Sud. Lunga vita alla Libia unita!”

 

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