Il piccolo cimitero di Apollonia e gli edifici italiani in Cirenaica

Di Vanessa Tomassini.
Al-Beida, 20 maggio 2019 – A pochi minuti di macchina dal porto di Apollonia, Soussa, centro abitato in Cirenaica che affaccia sul Mediterraneo, facciamo un tuffo nel passato nell’epoca della colonizzazione italiana incontrando il maestoso palazzo del podestà. Prendendo una stradina sulla sinistra che regge ancora la targa indicante “Via Regina Elena”, con relativa traduzione in arabo, giungiamo al piccolo cimitero italiano. Decine di lapidi, circondano l’antica chiesetta italiana che ancora resiste mostrando fiera la scritta “PAX” ed i simboli del cristianesimo. Niente fiori, né lumini. Il terreno arido, ospita soltanto qualche cespuglio qua e là, rendendo ancora più tangibile l’idea della morte. La gente del posto ci racconta che tempo fa il cimitero ospitava anche le tombe di molti militari italiani, prima che fossero riportati in Italia. Nel cimitero, che da anni non riceve visite, scorgiamo la lapide di una bambina, Iole Tassinari, morta per una “feroce malattia” il 19 maggio 1916. Poco più avanti, le lapidi di alcuni membri della famiglia Gentile, venuti a mancare tra il 1915 ed il 1933.
Oltre al camposanto, sono moltissimi i monumenti e le costruzioni risalenti al periodo fascista nella regione orientale della Libia, come la vecchia caserma dei carabinieri, la piccola centrale elettrica, nonché il rione del mercato del pesce e delle verdure. Nella vicina Cirene, a Shahat, si contano ancora diversi edifici costruiti tra il 1913 ed il 1929, come ad esempio la sede della Soprintendenza alle Antichità della Cirenaica, che risulta tra gli edifici monumentali annoverati nella guida del Touring Club Italiano del ’29 e la cui costruzione da parte del genio Militare Italiano nel 1915 è menzionata da un’epigrafe al primo piano della Soprintendenza. Nel 1938 il governatore Italo Balbo portò 20 000 coloni italiani in Libia e fondò per loro ventisei nuovi villaggi, la maggior parte proprio qui in Cirenaica,come El Fager (al-Fajr, Alba), Nahima (Deliziosa), Nahiba (Risorta), Mansura (Vittoriosa), Mamhura (Fiorente), Beida (La Bianca). Tutti questi villaggi avevano la loro moschea, la scuola ed un centro sociale, con ginnasio e cinema, ma soprattutto un piccolo ospedale, una novità in Nord Africa introdotta dall’Italia. Italo Balbo nel 1940 aveva costruito 4 000 km di nuove strade, ma anche ponti e ferrovie. Percorsi, porti e ponti utilizzati ancora oggi, come l’infinita Via Balbia, l’attuale Costal Highway, che collega le città costiere da Tripoli a Tobruk lunga 1822 km.