Esclusiva. Ahmed Gaddaf Al-Dam: “Parteciperemo attivamente alla Conferenza Nazionale”

Di Vanessa Tomassini.
A pochi giorni dalla conclusione della Conferenza di Palermo per la Libia, abbiamo incontrato Ahmed Gaddaf al-Dam, funzionario politico del Fronte di Lotta Nazionale, cugino ed inviato speciale di Muammar Gheddafi.
-Signor Ahmed Gaddaf Al-Dam, grazie per averci concesso questa intervista. Cosa ne pensa della conferenza di Palermo per la Libia che si è appena conclusa?
“Siamo con qualsiasi azione positiva da parte dei Paesi che hanno contribuito alla distruzione della Libia nel 2011 per correggere i loro errori. Siamo con il positivo dialogo costruttivo che nasce da un’alta etica e grandi valori. Quindi, quando si tratta dei nostri principi di base, non ci preoccupiamo del posto se le intenzioni sono veritiere, solo per raccogliere la disperazione della Libia, lacerata dai conflitti, senza esclusioni o pregiudizi. Questo è mancato a Palermo dove tutti erano presenti, ma la Libia era assolutamente assente”.
-Crede che l’Italia abbia commesso errori nell’organizzazione della conferenza?
“Sicuramente c’è stato un errore nella selezione di corpi illegittimi e non riconosciuti dalle masse, fabbricati fuori dalla patria, tra quelli invitati a partecipare. È chiaro che la leadership politica italiana è assente, non ha studiato bene cosa è successo nel 2011, sarebbe stato meglio consultare il presidente Silvio Berlusconi ed il presidente Romano Prodi. Loro conoscono bene la Libia. Ci hanno conosciuto come l’autorità legittima per decenni e sanno cosa è successo nel 2011. Il governo italiano oggi ha a che fare con una realtà immaginaria, creata da razzi e flotte che non troveranno legittimità attraverso la storia. Il sangue non può essere rimosso. Dopo un glorioso confronto di 8 mesi, nessun cliente è stato accettato dal popolo discendente da Omar el-Mokhtar e ancor prima dalla maggioranza araba che governava Palermo; 300 anni fa Venezia e la Sicilia erano popolate dagli arabi, prima ancora Spagna e Portogallo, 800 anni fa, la Francia meridionale. Credevamo che l’Italia avesse beneficiato dall’esperienza del fascismo ed avesse imparato che la colonizzazione è un progetto fallito. Non importa per quanto tempo, le nazioni coloniali torneranno da dove sono venute, gli stati saranno liberati, la cooperazione e il buon vicinato saranno mantenuti, così come il rispetto per gli altri ed avranno a che fare con coloro che governano i loro Paesi secondo legittimità nazionale e patriottismo, traendo forza dalle loro posizioni onorevoli e non per avidità di potere o per paura dei loro padroni fuori dai confini. Gli organizzatori avrebbero dovuto ascoltare prima le forze legittime, non i pupazzi che hanno messo in Libia e che non hanno altro che vergogna e disonore. Le loro mani tremanti non sono in grado di fare né pace né guerra, ma solo spargere il sangue dei libici. Anche tra i paesi che sono stati invitati, ci sono alcuni che la stessa mattina della conferenza hanno inviato terroristi, finanziandoli con armi per uccidere i nostri figli. Questi impongono le loro condizioni e termini per essere certi che la catena di miseria e saccheggio delle nostre ricchezze non si interrompa. Questi convenevoli non suggeriscono serietà”.
-I giornali italiani hanno scritto di tutto e di più, inserendo i Gheddafi nella lista dei grandi esclusi. Vi aspettavate di essere invitati?
“Non coinvolgere i sostenitori di Gheddafi è un grave errore, noi siamo il sistema legale e la maggioranza, oltre 500 mila, i politici rimossi dalle loro posizioni; noi siamo le tribù che hanno resistito di fronte alla NATO per 8 mesi e ancora nessuno è in grado di farci arrendere anche se non abbiamo imbracciato alcun’arma fino a questo momento. Quindi siamo la parte più complessa dell’equazione libica, non siamo solamente passeggeri, e se la NATO si è riunita nuovamente dopo che la maschera è caduta sul nostro popolo, non c’è più alcun pregiudizio, neanche verso coloro che erano contro di noi dei liberi patrioti da Febbraio”.
-La Turchia si è ritirata dalla conferenza dopo essere stata esclusa da una riunione informale. Che cosa significa questo per lei?
“Non tanto il ritiro della Turchia, ma la sua presenza insieme a quella del Qatar ha formato nei libici un grande punto interrogativo circa la mancanza di serietà della conferenza, perchè qual’è il loro rapporto con la Libia?! La loro presenza è quella di difendere i loro infiltrati che sostengono con denaro e armi. La Turchia si è ritirata per continuare nello stesso schema di sabotaggio sistematico. L’Italia lo sa benissimo e conosce molti dettagli su quello che hanno fatto in Siria, Libia e Yemen, nonché sulla loro sospetta attività in Sudan, in Egitto e Tunisia. È tutto documentato e confermato”.
-Il maresciallo Khalifa Haftar ha fatto molto parlare di sé. Era a Palermo, ma non ha partecipato, poi però l’abbiamo visto al tavolo delle trattative. Come spiega tutto questo?
“La sua posizione e reazione è normalissima come uomo militare, non entra in un argomento sterile o inutile. Inoltre non può rinunciare alla posizione pagata dal sangue delle forze armate e delle tribù”.
-Molte persone che seguono la scena libica credono che il generale Haftar imiti il colonnello Gheddafi. È vero?
“Sicuramente il maresciallo Haftar si è diplomato all’accademia militare ed è stato uno degli ufficiali liberi nella rivoluzione del Conquistatore (alfatteh), quindi non è strano”.
-Signor Ahmed, parteciperà alla Conferenza Nazionale e alle elezioni la prossima primavera?
“Naturalmente apprezziamo gli sforzi dell’Inviato speciale delle Nazioni Unite, Ghassan Salamè, il quale ormai ha familiarità con tutto ciò che sta accadendo in Libia. Abbiamo anche fiducia nel Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutierres, e parteciperemo attivamente alla Conferenza Nazionale. Penso inoltre che la vera sfida sarà nelle prossime elezioni, che si terranno il 2 marzo prossimo. So per certo che tutti i libici accetteranno questa sfida e rispetteranno il risultato delle elezioni”.
-Meno di 24 ore dopo la fine della conferenza, è salita una forte tensione a Tripoli. La settima brigata di fanteria ha ripreso il controllo dell’aeroporto internazionale. Pensa che questo sia connesso alle trattative di Palermo?
“I veri libici che amano la patria sapevano già che non ci sarebbero stati risultati dalla conferenza, radunando i partiti solo nella sala delle conferenze. Come le dicevo prima, non siamo la minoranza, ma un popolo antico che ha i suoi valori e le sue tradizioni, fatto di molte brave persone e ricco di esperienza. Non aspetteremo che la soluzione arrivi dal cielo, dal quale sappiamo che non piove né oro né argento, ma la volontà del libero arbitrio farà una nuova alba, nonostante la dimensione del complotto e la cospirazione contro il nostro popolo. Nonostante lo sguardo con cui i Paesi occidentali ci hanno trattato, sottovalutandoci. La ricchezza e gli interessi sono l’unica cosa che interessa a queste Nazioni, che non si sono scusate con noi e continuano a lavorare e sostenere questi criminali; invece di catturarli e mandarli al Tribunale Penale Internazionale, passeggiano sul tappeto rosso con le mani macchiate di sangue della nostra gente. È solamente un altro caso di politica in cui la democrazia internazionale non può essere applicata e continuano a parlare di diritti umani e di lotta al terrorismo, alla ricerca della pace. Alzino le mani dalla Libia!”.
-Si aspetta che la situazione peggiori?
“Nonostante i nostri giorni difficili, stiamo radunando le masse nella giusta direzione”.
-In una delle nostre ultime conversazioni ci aveva detto: “Non siamo solamente barili di petrolio e gas”. Vista la sua grande esperienza, se la sente di dare un suggerimento alla Comunità internazionale su come trattare il file libico?
“Sicuramente non siamo barili di petrolio e gas. La soluzione in Libia sarà nelle nostre mani. E poiché non sono ottimista riguardo ai Paesi che hanno causato questa tragedia, e stanno ancora usando le loro bussole per guadagnare più tempo, stanno gestendo il conflitto ma non vogliono terminarlo. Questi Paesi dettano condizioni umilianti raddoppiate per provocare la nostra gente, invece di scusarsi per l’ingiusta campagna del 2011, che ha causato decine di migliaia di vittime e la distruzione psicologica e materiale ovunque. Ho fatto ricorso al Consiglio di sicurezza verso quei Paesi che hanno versato lacrime di coccodrillo nel 2011, affinché adotti un’indagine trasparente sulla campagna ingiusta contro il nostro popolo. Continueremo a richiederlo e ad attendiamo le scuse al nostro popolo, se vogliamo la pace e stabilità nelle relazioni in futuro. Abbiamo deciso di guardare avanti. Abbiamo fatto una proposta, offriamo tutte le concessioni alla patria sotto la bandiera bianca della pace, secondo una visione unita, un’amnistia generale. Costruiremo il nostro nuovo Stato ‘né settembre né febbraio’, un nuovo governo di riconciliazione nazionale che garantisce un esercito, una polizia ed un potere giudiziario. Un Senato formato dai dignitari delle tribù e delle città è già stato fatto adesso. Ritireremo tutte le armi pesanti. Accettiamo i caschi blu sotto la supervisione delle Nazioni Unite solo per questo scopo per consegnare tutte le armi pesanti ai campi militari. Vogliamo il ritorno degli sfollati e l’uscita immediata di tutti i prigionieri dalle prigioni, di cui nessuno parla, vogliamo che vengano abbandonati tutti i loro processi e punizioni internazionali, elezioni libere ed eque sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Questo stiamo proponendo. La nuova generazione sta resistendo ancora dopo sette anni, dove la speranza è stata persa. Hanno vissuto in guerra e hanno perso i loro amati innocenti. Sono stati sfollati. Se perdiamo questa proposta, potrebbero raggiungerci. Dovranno prendere le armi e non riusciremo a trovare chi tende la mano nella nostra trincea per la pace. Avvertiamo il mondo di questo spirito. E i giorni sono gravidi di sorprese, cosa potremmo fare oggi, domani potrebbe essere troppo tardi!”