I civili non sono un bersaglio!

In questo World Humanitarian Day, Giornata Mondiale Umanitaria letteralmente, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Libia, Maria Ribeiro, ha ricordato che “continuiamo a vedere la sofferenza dei civili coinvolti in conflitti e celebriamo il coraggio degli operatori umanitari che si sforzano di portare soccorso e assistenza a coloro che ne hanno bisogno”. 

“In Libia – prosegue il comunicato della Ribeiro – molte persone trovano difficoltà a sbarcare il lunario e a fornire il sostentamento necessario alle loro famiglie. Le scuole sono danneggiate e ai bambini manca l’educazione. Le donne e le ragazze affrontano seri rischi di violenza sessuale. Mentre gli operatori sanitari cercano di aiutare i feriti e gli ammalati, la loro capacità di operare è messa a repentaglio dalla violenza e dalle minacce”. 

“Secondo le Nazioni Unite, nel 2018, le ostilità in Libia hanno già provocato almeno 130 morti tra i civili e numerosi feriti, compresi i bambini. I civili devono essere protetti.  Tutte le parti in conflitto armato sono obbligate a distinguere tra civili e combattenti, e tra oggetti civili e obiettivi militari”. Ha proseguito, aggiungendo che “la nostra comune umanità impone di proteggere e portare aiuti ai più vulnerabili. Dobbiamo garantire la loro protezione e soddisfare i bisogni essenziali dei civili in Libia, compresi quelli sfollati, i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo. Ciò richiede tolleranza, rispetto dei diritti umani e dignità”.

“È fondamentale che tutto il personale umanitario possa lavorare in un ambiente sicuro in modo che l’assistenza salva-vita possa raggiungere senza indugio le persone bisognose in ogni parte della Libia. Gli operatori umanitari libici sono spesso i primi a rispondere” ha detto la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite, raccomandando coraggio agli operatori. “In questo giorno, invito tutte le parti in Libia a fare tutto quanto in loro potere per proteggere le persone più vulnerabili, in particolare le persone coinvolte in conflitti e per garantire l’accesso all’assistenza umanitaria”. Ha concluso.

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