Lettera aperta dalla Libia al Ministro della Difesa Elisabetta Trenta

Bengasi, 26 giugno 2018

Sua Eccellenza Ministro della Difesa della Repubblica Italiana amichevole, Elisabetta Trenta,

Innanzitutto le porgo i miei saluti e il mio massimo rispetto.

Questo è un messaggio di un cittadino libico che ama la Sua gente e il Suo Paese. L’Italia è la Nazione occidentale più vicina ai nostri confini e ai nostri cuori.

Sappiamo che la nuova generazione dopo la rivolta contro il dittatore Benito Mussolini conosce e ripudia i crimini commessi dal fascismo in Libia e nella maggior parte della regione della Cirenaica, comprese le prigioni e i campi di Salouq, Aqila, Brega e Al-Maqoron, dei quali ricaviamo informazioni dagli archivi storici dell’Italia stessa.

Non comprendiamo per quale motivo ha fatto visita solamente a Tripoli e Misurata dimenticando un corpo legittimo riconosciuto da tutti i libici, e parte dell’accordo politico, nonchè un esercito che raccoglie tutti i segmenti dei libici, che sta combattendo il terrorismo, con la conoscenza e l’approvazione del Consiglio di Sicurezza. Signor Ministro lei sta dimenticando quello che secondo un censimento rappresenta più di un terzo della Libia. In questo spazio vorrei dirle che la vostra negligenza e la vostra mancanza di interesse in tutto ciò, hanno un effetto negativo su gran parte del popolo libico.

State dimostrando che l’Italia è divenuta parte di una fazione e sta cercando di rinviare le elezioni, volute fortemente da tutti i libici, l’ultima soluzione alla nostra crisi. Il fatto che Lei abbia a che fare con le milizie, costruite e basate su concetti tribali ed ideologie religiose nella regione occidentale, ed il fatto che dimentica l’importanza dell’esercito unificato che controlla già oltre il 70% del  nostro territorio  è qualcosa di sconcertante. Non riusciamo davvero a  trovare nessuna spiegazione a tutto questo.

Il fatto che l’Italia si schieri con un partito piuttosto che un altro, fa sì che non è più un mediatore accettato da tutti i libici.

Con il mio rispetto e apprezzamento”.

M. A.

 

 

 

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