Irini, “Turchia ha negato per l’undicesima volta l’ispezione di una nave”

La Turchia ieri nel pomeriggio ha negato nuovamente il consenso per una ispezione da parte di un team dell’operazione IRINI di una nave, la MV KOSOVAK. Lo rende noto il comando della stessa operazione aeronavale europea EUNAVFOR MED Irini, impegnata nel far rispettare l’embargo di armi da e verso la Libia secondo le risoluzioni Onu. “E’ l’undicesima volta che viene negato il consenso all’Operazione europea guidata dall’Ammiraglio Stefano Turchetto”. Ha precisato Irini.

La KOSOVAK è una nave cargo, costruita nel 1999, battente bandiera turca e registrata presso il porto di Istanbul. Secondo il sito specializzato “Marine Traffic,” la sua capacità di carico è di 436 TEU e il suo pescaggio attuale è di 10,1 metri. La sua lunghezza fuori tutto (LOA) è di 158,81 metri e la sua larghezza è di 24 metri. Partita dal porto di Ambarli, nel Mar Nero, la nave è attesa a Misurata. Al momento, le autorità turche non hanno rilasciato alcun commento sul mancato consenso all’ispezione da parte di Irini.

L’operazione IRINI è stata incaricata dal Consiglio europeo di svolgere come compito principale l’attuazione dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite  attraverso l’uso di  risorse aeree , satellitari e  marittime. In conformità con la risoluzione 2292 (2016) del Consiglio di sicurezza Onu, questa missione dovrebbe essere in grado di effettuare ispezioni di navi in ​​alto mare al largo delle coste libiche sospettate di trasportare armi o materiale correlato da e/o verso la Libia.

È utile ricordare che questa iniziativa dell’UE è stata parte integrante della Conferenza di Berlino, dove quattro percorsi (politico, militare, economico e umanitario) sono stati concordati e coordinati da un Comitato internazionale di follow-up con la partecipazione di diversi Paesi, nonché le Nazioni Unite. L’operazione è stata creata come uno strumento importante per creare le condizioni affinché la diplomazia possa lavorare verso una soluzione permanente alla crisi libica. 

A tre anni dal conflitto militare tra le forze di Haftar e quelle di Tripoli, molti attori esterni, compresi Russia e Turchia, continuano ad interferire nel processo di stabilizzazione del Paese, direttamente o attraverso la fornitura di equipaggiamento militare o mercenari.

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