Preoccupazione delle Nazioni Unite per il traffico di esseri umani in Libia

Di Nicola Comparato.
Grande la preoccupazione espressa all’Alto Commissariato per i Diritti Umani da parte dei Relatori Speciali delle Nazioni Unite in merito ai casi di prigionia e torture subite in Libia da rifugiati e migranti. Sparizioni forzate, fermi e rilasci in luoghi sconosciuti preoccupano decisamente il team di esperti delle Nazioni Unite, dato che in questa serie di tragiche situazioni non hanno possibilità di accesso nemmeno le organizzazioni umanitarie per operazioni di soccorso e protezione.
Tra i casi citati dal team è stato preso in grande considerazione quello riguardante i 120 migranti e rifugiati rilasciati dalla Direzione libica per la lotta alla migrazione illegale da un magazzino situato nella località di Tazirbu a febbraio di quest’anno e condotti successivamente in un luogo sconosciuto da cui in seguito si sono perse completamente le loro tracce.
Sono circa 700 le persone trattenute, torturate e rilasciate nella zona sud est della Libia negli ultimi due anni. Il team di esperti ha inoltre dichiarato che ad aumentare le loro preoccupazioni, oltre al rischio di torture, violenze sessuali e sparizioni forzate, è anche il ritardo delle autorità libiche nel rispondere alle domande delle Nazioni Unite in merito a tutti questi fatti riguardanti la violazione dei diritti umani ed il traffico di migranti. L’ipotesi più accreditata vede i rifugiati e i migranti prelevati al confine con il Sudan, venire trasferiti a Tazirbu e qui torturati e filmati.
I video poi sarebbero inviati alle famiglie per la richiesta di un riscatto. A rendere fondate queste supposizioni sarebbe la presenza di un cimitero situato a Tazirbu contenente i resti di una ventina di migranti vittime di torture. Oltre a tutto questo, a destare ulteriori preoccupazioni sarebbe l’eventuale rimpatrio dei migranti in Sudan da parte delle autorità libiche, causa ad effetto di nuove violazioni dei diritti umani e di favoreggiamento al traffico dei migranti sulla pelle delle stesse persone. Inoltre, l’efficacia delle indagini risulta molto limitata sui reati commessi dai cittadini libici, e questo fa pensare ad un vero e proprio caso di coinvolgimento e di complicità delle autorità libiche in merito a questa serie di situazioni che rallentano l’accesso alla giustizia per le vittime.
Attualmente non ci sono risposte su tali questioni da parte del governo libico, sollevate già a marzo di quest’anno nel rapporto al Consiglio per i diritti umani presentato dalla Missione indipendente d’inchiesta sulla Libia.