Capo dell’intelligence turca in missione in Libia

Il capo dell’agenzia d’intelligence turca, Hakan Fidan, è arrivato oggi nella capitale libica Tripoli in visita ufficiale. Fidan è stato prima ricevuto dal primo ministro del Governo di unità nazionale della Libia, Abdul Hamid Al Dabaiba, per discutere di alcune questioni regionali e internazionali di interesse comune. All’incontro erano presenti la ministra degli Esteri, Najla El-Mangoush, il ministro di stato di Stato per gli Affari di Gabinetto, Adel Jumaa, e il ministro delle Comunicazioni e degli affari politici, Walid al Lafi.

Hakan Fidan ha anche incontrato il capo dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled Al-Meshri, e il suo omologo libico Hussein Muhammad Khalifa Al-A’ib, il Consiglio di Presidenza e il governatore della Banca Centrale, Siddik Al-Kabeer.  In cima all’agenda delle discussioni del capo della National Intelligence Organization (MIT) con gli attori libici le relazioni tra i due Paesi dopo la decisione, la scorsa settimana, da parte di un tribunale libico di sospendere l’accordo marittimo tra Ankara e Tripoli, e la decisione di un’altra Corte che obbliga il GNU a pubblicare il testo del MoU e i suoi annessi.

La missione di Fidan in Libia segue la sua recente visita in Sudan, dove lunedì ha incontrato Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, comandante in capo delle forze armate sudanesi. Essa arriva anche pochi giorni dopo quella del capo della CIA a Tripoli e la visita del Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ad Ankara. In quell’occasione il capo della Farnesina ha affermato in dichiarazioni all’agenzia di stampa turca Anadolu che “L’Italia e la Turchia condividono un forte impegno per la sovranità, l’integrità territoriale e l’unità nazionale della Libia”. “Abbiamo ripetutamente chiesto elezioni libere ed eque in Libia e sosteniamo entrambi pienamente gli sforzi delle Nazioni Unite per facilitare una soluzione politica globale di proprietà libica”, ha aggiunto Tajani.

L’anno scorso, la Repubblica di Turchia e la Libia hanno firmato una serie di accordi economici preliminari che includevano la potenziale esplorazione energetica nelle aree marittime. Gli accordi consentirebbero l’esplorazione di petrolio e gas nelle acque libiche e sono arrivati ​​tre anni dopo che i due paesi hanno firmato un accordo sui confini marittimi.

Si ricorderà infatti che, nel novembre 2019, Tripoli ed Ankara hanno firmato un accordo di delimitazione marittima che ha fornito un quadro giuridico per prevenire qualsiasi fatto compiuto da parte di altri stati regionali, principalmente Grecia ed Egitto. Secondo Ankara, i tentativi del governo greco di appropriarsi di enormi parti della piattaforma continentale libica, quando una crisi politica colpì il paese nordafricano nel 2011, furono scongiurati mentre Atene sostiene che l’accordo tra Libia e Turchia non terrebbe contro dell’isola di Creta.

Di recente, il quotidiano greco “Kathimerini” ha affermato che le aree in cui si stanno svolgendo operazioni di esplorazione e perforazione tra compagnie greche e statunitensi, in particolare la parte sud-occidentale dell’isola di Creta, sono incoerenti con le rivendicazioni libiche alla sovranità marittima supportate dal memorandum d’intesa firmato nel 2019 tra Ankara e il governo libico. Il quotidiano afferma che Libia e Turchia non hanno una frontiera marittima comune, sottolineando che la società statunitense “ExxonMobil” aveva assicurato al governo greco di non essere interessata alla disputa turca sui diritti energetici nel bacino del Mediterraneo.

Ha anche affermato che “ExxonMobil” ha stretto una partnership con la società “Hellenic Petroleum” nella ricerca di gas naturale e petrolio a sud e a ovest di Creta, con l’intenzione di aumentare il ritmo delle perforazioni in quelle aree per terminare questa attività entro il prossimo febbraio. Il protocollo d’intesa libico-turco è stato categoricamente respinto da diversi paesi, tra cui Grecia ed Egitto, che di recente hanno delimitato unilateralmente i propri confini marittimi occidentali con la Libia, scatenando il rifiuto della Libia; anche dagli alleati dell’Egitto alla Camera dei Rappresentanti.

In una lettera dello scorso dicembre alle Nazioni Unite, Libia e Turchia hanno denunciato le critiche greche ai loro accordi sulla delimitazione delle aree di giurisdizione marittima e degli idrocarburi, e hanno esortato la Grecia a porre fine alle sue accuse infondate, alla retorica ostile e alle azioni escalatorie e a rispettare invece le decisioni sovrane dei due Paesi.

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