Haftar ad Agedabia, “popolo decida attraverso il voto, prevalgano pace e riconciliazione”

Il feldmaresciallo Khalifa Haftar, comandante in capo delle Forze Armate Arabe Libiche (LAAF), l’esercito libico di stanza a Bengasi, ha visitato oggi, lunedì, la città di Agedabia, ultima tappa di un tour che ha toccato le principali città del sud e dell’est del Paese nordafricano. “Uno degli ostacoli principali che hanno portato al fallimento di tutti gli sforzi per una soluzione globale è la situazione a Tripoli,” ha dichiarato Haftar spiegando che l’autorità esecutiva è rimasta per anni sotto il controllo di gruppi armati. “Le sfide permangono – ha aggiunto, evidenziando che – le soluzioni prefabbricate sono solamente una perdita di tempo e fatica che contribuiscono ad esacerbare le crisi”.
Haftar ha avvertito che “le città e i villaggi che godono di sicurezza, potrebbero essere spinte a lasciare proseguire questa situazione a Tripoli, prendendo la decisione determinante di gestire i propri affari, istituzioni, e disegnare la loro road map in isolamento dalla capitale, Tripoli, temporaneamente, fino a quando le cose non si stabilizzeranno”. Il generale ha indicato che qualora questa condizione si verificasse, le forze armate sosterrebbero e proteggerebbero queste città e villaggi.

Rivolgendosi ai gruppi armati a Tripoli, Haftar ha chiesto di “rinunciare alle armi e possedere coraggio e patriottismo, abbandonando quei comportamenti ostili che hanno causato gravi danni alla Libia e al suo popolo, ostacolando gli sforzi verso l’unità e la costruzione dello Stato”.
Haftar ha ribadito la necessità di “rispettare le aspirazioni del popolo libico alla libertà e alla dignità”, invitando tutti ad avere coraggio e dignità, schierandosi dalla parte della patria e mettendo al di sopra di ogni considerazione l’interesse del Paese.
Il feldmaresciallo ha anche criticato la classe politica in Libia: “Oggi vediamo che coloro che si aggrappano al potere e ostacolano il percorso democratico non appartengono all’istituzione militare”, sottolineando che “chi chiede di impedire ai militari di partecipare al processo elettorale esprimono la loro incapacità politica”. Haftar ha chiesto a quanti rigettano l’idea che coloro che ricoprono funzioni militari possano correre alle elezioni presidenziali, di affidarsi al giudizio del popolo attraverso il voto come previsto in ogni processo democratico.

Si noterà che uno dei punti più controversi della bozza costituzionale, su cui la Camera dei Rappresentanti (HoR) e l’Alto Consiglio di Stato (HCS), le due Camere aventi rispettivamente funzione legislativa e consultiva, è proprio la possibilità per i militari e la doppia cittadinanza un requisito di sbarramento alla corsa presidenziale. A tal proposito, i capi dei due Consigli avrebbero dovuto incontrarsi a Zintan domenica, secondo quanto riferito da UNSMIL, ma l’incontro sarebbe saltato per ragioni logistiche fuori dal controllo della Missione ONU. Oggi l’HCS durante la sua sessione ordinaria ha deciso di procedere con le tre tracce (costituzionale, posizioni sovrane ed esecutivo) parallelamente.
Nei giorni scorsi era stato anche annunciato un incontro di delegazioni dei due Consigli a Sirte, tuttavia non si conoscono ancora i nomi di chi dovrebbe far parte dei due comitati di dialogo. Alcuni deputati sostengono che Aguila Salah e Al-Meshri dovrebbero incontrarsi nuovamente al Cairo, mentre alcuni hanno ipotizzato che possa essere Ghadames ad ospitare l’incontro inizialmente previsto a Zintan.
Haftar, durante il suo discorso odierno, ha anche sottolineato che “se i militari volevano un colpo di stato contro il percorso democratico, la forza non sarebbe stata in grado di intralciarli,” ricordando le capacità delle forze armate di raggiungere, sfidare le circostanze e la prontezza dei suoi membri a sacrificare le loro vite per il bene della Nazione”. Ha infine elogiato la città di Agedabia e quanti hanno sacrificato la propria vita nella lotta al terrorismo. “Oggi, dopo tutte le tribolazioni e crisi che si sono susseguite – ha concluso – prevalga la pace; la bandiera della riconciliazione, della tolleranza, della sicurezza e della stabilità”.