Il giorno dopo gli scontri, la Libia fa la conta dei morti ed iniziano gli arresti di coloro che hanno partecipato all’aggressione a Tripoli

Il risultato degli scontri armati in e intorno a Tripoli è di oltre 23 morti e circa 140 feriti. Nel conflitto diversi giovani libici hanno perso la vita, rivelando nuovamente il fallimento della Comunità internazionale di sostenere la Libia nel processo di demilitarizzazione e reinserimento nella società di migliaia di giovani arruolati in gruppi armati statali e non statali, strumentalizzati all’occorrenza da questo o quel partito e, come pedine, dai loro sostenitori internazionali.

Sabato sera, il Primo Ministro libico Abdel Hamid Dabaiba facendo visita ai gruppi armati che hanno protetto la capitale dall’offensiva di gruppi armati affiliati al governo rivale di Fathi Bashagha, designato dalla Camera dei Rappresentanti, ha ordinato l’arresto di tutti i partecipanti all’aggressione, senza eccezione, se militari o civili, confermando la decisione contenuta in una lettera indirizzata al Ministro dell’Interno, al Pubblico Ministero, militari e agenzie di sicurezza competenti. Oggi alle prime ore del mattino, la Forza per le operazioni congiunte ha dichiarato, di aver arrestato un certo numero di individui che avrebbero partecipato all’attacco contro la Forza a protezione della Costituzione a Zliten.

Secondo quanto riferito dal gruppo armato, che ha anche pubblicato un video delle presunte confessioni, tra gli arrestati ci sarebbe anche un gran numero di mercenari tuareg all’interno della città di Misurata. “La Forza di protezione della Costituzione è riuscita a respingere il loro attacco, costringendoli alla ritirata ed impedendo la loro avanzata verso Tripoli”.

Reazioni della Comunità internazionale

Numerose le reazioni di condanna da parte della Comunità internazionale per l’ultima escalation di violenza che ha terrorizzato i civili nella capitale. La Tunisia, attraverso un comunicato del Ministero degli Esteri di Cartagine, ha chiesto moderazione, calma e un’immediata cessazione delle operazioni armate al fine di risparmiare il sangue dei libici e ha chiesto che la voce della saggezza prevalesse tra tutte le parti libiche.

Allo stesso modo, il Ministero degli Esteri turco ha affermato sabato che mantenere la calma sul terreno è fondamentale per la sicurezza, la stabilità e il futuro della Libia, invitando tutte le parti a esercitare moderazione e fermare il conflitto immediatamente. Ankara ha dichiarato di seguire con “grave preoccupazione” gli scontri nella capitale libica, ribadendo che per la stabilità, la prosperità e la sicurezza della Libia è necessario tenere elezioni libere e eque a livello nazionale il prima possibile, e ha sollecitato la necessità di finalizzare rapidamente il quadro giuridico per le elezioni con la facilitazione delle Nazioni Unite.

La diplomazia turca ha sottolineato che l’escalation della violenza minaccia il desiderio del popolo libico di pace e stabilità durature, così come il processo politico, in particolare lo svolgimento di elezioni, e ha esortato tutte le parti a risolvere pacificamente le loro divergenze. La stessa dichiarazione ha sottolineato che la Turchia continuerà a stare “al fianco dei fratelli libici e fornire ogni tipo di sostegno per raggiungere una pace e una stabilità durature”. Anche Qatar ed Emirati Arabi Uniti hanno fatto appello alla moderazione.

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