Conversazione con Ibrahim O. Dabbashi: “le elezioni sono ancora l’unica soluzione in Libia”

Di Vanessa Tomassini.
“Purtroppo il Paese è ricaduto nell’incertezza mentre i libici erano entusiasti di andare al voto per eleggere per la prima volta il loro capo di Stato. Nessuno sa quando o come riprenderà il processo elettorale. I libici sono delusi, infuriati e si sentono esclusi dalle Autorità e dalla comunità internazionale”. A dirci questo è l’ex rappresentante permanente della Libia presso le Nazioni Unite e candidato alle presidenziali, Ibrahim O. Al Dabbashi, all’inizio di questa intervista che intende fare il punto sugli ultimi sviluppi nel Paese nordafricano.
Quali sono le ragioni principali del rinvio delle elezioni?
“Le ragioni principali sono le lacune nella legge elettorale, la candidatura del presidente del Consiglio in violazione dei suoi impegni e l’intervento della magistratura per imporre Saif Gheddafi come candidato alle presidenziali”.
Pensa che l’opzione di andare al voto il 24 gennaio sia ancora sul tavolo?
“Il ventiquattro gennaio è solo una proposta dell’Alta Commissione Elettorale Nazionale (HNEC) e non c’è nessuna indicazione che sarà accettata dalla Camera dei Rappresentanti (HOR), il che potrebbe richiedere diverse settimane per concordare una nuova tabella di marcia che includa una data per le elezioni”.
Ci sono diversi rapporti dei media su un incontro tra Aguila Salah e Khaled al Meshri in Marocco, cosa si aspetta da questo riavvicinamento?
“Dato che Aquila Saleh è in congedo ufficiale per soddisfare i requisiti della legge elettorale, dubito che l’incontro avrà luogo, ma la maggior parte dei libici ritiene che non sarà raggiunto alcun consenso su nulla tra l’HoR e il CSC. Sono sempre d’accordo sul non accettare di rimanere al potere”.
Oggi il Parlamento si riunirà di nuovo, pensa che il capo di HNEC Emad Sayeh si presenterà davanti al Parlamento?
“Emad Sayeh non ha mai rifiutato le richieste del Parlamento e certamente non in questa fase poiché HOR e HNEC si stanno scambiando accuse sul fallimento dell’organizzazione delle elezioni”.
Pensa che stiamo andando verso un’altra fase di transizione? In questo caso, chi potrebbe nominare un nuovo governo, il Parlamento o i 75 membri del Libyan Political Dialogue Forum (LPDF)?
“Penso che il Parlamento sia troppo debole per rimuovere il governo Al-Dbeibah e nominare un nuovo esecutivo, mentre il LPDF è stato sconvolto da accuse di corruzione e alcuni dei suoi membri sono diventati alti funzionari nel Governo di Unità Nazionale, il che ha praticamente confermato le accuse di corruzione”.
Cosa ne pensa dell’incontro a Bengasi tra Fathi Bashagha, Ahmed Maiteeq, Aref Ali Nayed, Khalifa Haftar ed altri candidati presidenziali a Bengasi?
“L’incontro a Bengasi di alcuni candidati presidenziali è un buon gesto per mostrare ai libici che la riconciliazione nazionale è possibile e mostrare alla comunità internazionale che nulla può dividere i libici anche coloro che a un certo punto hanno alzato le armi l’uno contro l’altro”.
Qual è la sua posizione sulla politica del Regno Unito in Libia? E su Russia e Turchia?
“Spero che tutti e tre i paesi e gli altri capiscano che sostenere i libici gli uni contro gli altri non servirà i loro interessi a lungo termine. Spero che questi Paesi rispettino il desiderio travolgente del popolo libico di vedere fermata l’interferenza straniera, auspico infine di vedere forze straniere e mercenari abbandonare il Paese il prima possibile.”
Cosa rappresenta per lei il ritorno di Stephanie Williams?
“Penso che sia una buona decisione da parte del Segretario generale delle Nazioni Unite rilanciare il processo politico, ma la continua divisione del Consiglio di sicurezza sul suo ruolo e titolo può solo indebolire il ruolo delle Nazioni Unite in Libia”.
Ci sono molte segnalazioni di una congestione militare nella capitale, cosa sta succedendo?
“È difficile capire cosa sta succedendo, ma il movimento di alcune truppe da Misurata a Tripoli potrebbe essere un’indicazione che il signor Dbeibah non ha voglia di lasciare il potere ad ogni costo”.
Un’ultima parola alla Comunità internazionale…
“Spero che tutti i paesi coinvolti in Libia concordino con i libici che non c’è soluzione alla crisi libica senza elezioni legislative e presidenziali, e la necessità di lavorare insieme per realizzarle il prima possibile”.