Perchè l’inviato ONU in Libia Jan Kubis si è dimesso ad un mese dalle elezioni?

Martedì l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Jan Kubis, si è dimesso meno di un anno dopo aver assunto le sue funzione e un mese prima delle elezioni presidenziali e legislative nel Paese nordafricano. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha accettato le dimissioni di Kubis “con rammarico”, ha confermato martedì sera il portavoce Stephane Dujarric, chiarendo che “il signor Kubis non se ne andrà oggi sbattendo la porta”.

“Lui, più di chiunque altro, non vuole che la missione sia destabilizzata in alcun modo,” ha aggiunto rivelando che il segretario generale sta lavorando ad un sostituto appropriato. “Siamo pienamente consapevoli del calendario elettorale e stiamo lavorando il più rapidamente possibile per garantire la continuità della leadership della Missione in Libia”, ha continuato Dujarric. Ora, spetterà ai 15 membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, trovare un consenso ed approvare una nuova nomina che potrebbe essere quella di Nicholas Kay, diplomatico britannico senior dato come papabile nella sostituzione di Jan Kubis.

Kubis è un ex ministro degli esteri slovacco che è stato anche coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il Libano e inviato speciale delle Nazioni Unite in Afghanistan e Iraq. Il Consiglio di sicurezza ha approvato la sua nomina a mediatore per la Libia a gennaio, succedendo a Ghassan Salame, che si è dimesso nel marzo 2020 a causa dello stress. Non è chiaro il motivo per cui Kubis abbia deciso di mollare, mentre i reporter delle emittenti stranieri al palazzo di vetro, a New York, hanno riferito che i diplomatici al Consiglio di Sicurezza sono rimasti scioccati dalle sue dimissioni in questo momento storico cruciale per il popolo libico.

Tra le ipotesi più accreditate a motivare le sue dimissioni c’è il fatto Kubis sarebbe abbastanza felice di svolgere il proprio lavoro a Ginevra, ma potrebbe non essere abbastanza in forma per svolgere il lavoro a Tripoli. Altri sostengono che la goccia che abbia fatto traboccare il vaso sia stata la data delle elezioni – ribadita nuovamente oggi, mercoledì 24 novembre dalle Ambasciate di Francia, Italia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti per il 24 dicembre, in un comunicato che invita tutti a sostenere la transizione democratica del Paese nordafricano. Altri ancora credono che le dimissioni di Kubis durante la riunione del Consiglio di Sicurezza abbiano a che fare con la candidatura del figlio del rais, Saif al-Islam Gheddafi, per cui gli Stati Uniti avevano già espresso “preoccupazione” e rinnovandone l’arresto e la consegna alle autorità libiche.

Si ricorderà che le elezioni presidenziali e nazionali rappresentano la “soluzione globale” alla crisi libica, fissate per il 24 dicembre dallo scorso anno dal Libyan Political Dialogue Forum (LPDF). Novantotto candidati hanno presentato la propria candidatura comprese figure controverse che rischiano di far deragliare il processo elettorale come i membri del precedente esecutivo di Accordo Nazionale, Fathi Bashagha, Ahmed Maiteeq, ed altri ex ministri; il generale delle Forze Armate Arabe Libiche Khalifa Haftar, l’uomo d’affari Ismail Eshtewi, chairman del gruppo Ghargar Group che possiede un azienda di armamenti e veicoli militari, il già menzionato figlio del rais ed infine il capo dell’attuale esecutivo che si era impegnato a non candidarsi alle elezioni durante il LPDF, Abdel Hamid Al-Dbeibah.

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