La Libia pronta a rivoluzionare le rotte del commercio e le economie globali

L’American Chamber of Commerce in Libya (AmCham Libya) ha organizzato la sua prima missione commerciale a Tripoli in dieci anni, riunendo i rappresentanti di grandi compagnie americane come Bechtel, Caterpillar, GE, Hill e Pratt e Whitney, e possibili partner ed istituzioni della Libia. Durante il suo discorso di apertura, il ministro dell’Economia Mohamed Hwej si è scusato per essere arrivato in ritardo per via del traffico, evidenziando come la Libia abbia bisogno di più strade.
Il ministro ha insistito sulla necessità di costruire uno stato, partendo dalle sue infrastrutture, prima di poter migliorare la sicurezza e la stabilità necessarie per lo sviluppo dell’economia. Le imminenti elezioni che inizieranno il 24 dicembre 2021 potrebbero essere un primo step in questo senso, ha dichiarato Hwej, aggiungendo che l’economia libica è ancora oggi estremamente centralizzata e basata su un sistema di rendite che necessita riforme e diversificazione.
La più grande risorsa della Libia, secondo il suo ministro dell’Economia, è probabilmente la posizione geografica. Per tanto Hwej ha descritto il commercio di transito come un importante settore potenziale un po come Dubai che ha venduto miliardi in Africa. La Libia potrebbe oggi svolgere questo ruolo attraverso una serie di grandi hub portuali che trasformerebbero le rotte commerciali tra Europa, Africa e Asia così come le conosciamo. Potrebbero esserci due principali vie di transito attraverso Bengasi, Kufra fino a Port Said, attraversando la principale strada egiziana. Una seconda potrebbe essere la rotta Misurata – Tamenhent – Ghat verso il Niger.
Il ministro ha affermato che questi hub potrebbero essere collegati alle quattro nuove zone franche di Zuwara, Zawia, Misurata e Sirte che andranno a costituire una sorta di ”Area speciale” che offrirebbe condizioni favorevoli agli investitori stranieri. La Libia mira inoltre a sviluppare i suoi settori delle energie rinnovabili, compresa l’industria mineraria in aggiunta all’agricoltura, già concorrenziale nella storica regione meridionale del Fezzan. Per rendere possibile tutto ciò, la Libia ha bisogno dell’aiuto di Paesi stranieri, aprendosi al mondo e non restando isolata come è avvenuto fino ad oggi.
Secondo il ministro dell’Economia, in poco più di sette anni, la Libia potrebbe aumentare il suo PIL con un tasso di crescita del 20 per cento dagli attuali 20 miliardi a 200-250 miliardi con l’aiuto di circa sette milioni di lavoratori stranieri che potrebbero trovare un impiego in eterogenei settori, anche alla luce di una rivoluzione digitale, necessaria a modernizzare il sistema Paese.