Regione occidentale ancora nel caos, impianto Eni di Mellitah sotto assedio

Nonostante gli sforzi compiuti fino ad oggi, la regione occidentale della Libia resta nel caos violento, in particolare la regione occidentale che da Tripoli giunge al confine tunisino. Tra milizie, trafficanti ed estremisti, nemmeno i droni stranieri riescono a tenere sotto controllo quell’area di Zawiya, Zuwara e Sabratha. A darne conferma è oggi “Il Post” che rivela come da martedì, l’importante impianto di trattamento di petrolio e gas di Mellitah è assediato da un gruppo armato di miliziani dell’area di Zuwara, città costiera che si trova lì vicino.
L’impianto si trova un’ottantina di chilometri a ovest di Tripoli ed è gestito da ENI e dall’azienda nazionale libica, la National Oil Corporation. Dal complesso industriale parte il gasdotto Green stream, che collega l’Africa alla Sicilia.
Secondo il noto quotidiano, la milizia bloccherebbe l’ingresso e l’uscita del personale dell’impianto da martedì, quando il capo delle milizie e responsabile della sicurezza locale, Imad al-Din Masoud, era stato arrestato su mandato della Procura generale libica con l’accusa di traffici illeciti. Tuttavia, le milizie I ritengono l’arresto di al-Din Masoud un rapimento. In un comunicato i sindacati dell’impianto petrolifero chiedono che i miliziani lascino lo stabilimento e dicono di ritenerli «completamente responsabili di mettere in pericolo la vita dei lavoratori a cui impediscono di entrare e di uscire».
Non si tratta dell’unico problema di sicurezza nella regione, i siti di social networks della cosidetta operazione “Vulcano di Rabbia”, una coalizione di milizie armate che ha combattuto contro l’esercito libico dall’aprile del 2019 con il supporto della Turchia, su richiesta dell’ex premier Fayez Al-Serraj, sta pubblicando una serie di discorsi d’odio contro il presidente del Consiglio presidenziale Mohamed Al-Menfi e il nuovo Governo di Unità Nazionale, dopo dichiarazioni ritenute controverse riguardanti un portavoce dei gruppi armati Mohammed Al-Kanunu.
Inoltre, nei giorni scorsi, fonti locali hanno riferito di schermaglie tra la forza deterrente (RADA) e la milizia armata di Emad Trebelsi, apppuntato precedentemente da Serraj capo dell’intelligence, nonostante diversi rapporti ONU avessero indicato il suo coinvolgimento in diverse attività illegali.