“Era come un amico, ho sempre pensato che saremmo morti insieme” Karim ricorda il papà Wanis Boukhamada

Di Vanessa Tomassini.
Bengasi, 19 marzo 2021 – “Mio padre è nato a Murzuq nel 1960, il mio bisnonno, il padre di Wanis Boukhamada era stato arrestato nella guerra contro il Chad, quando è stato rilasciato si è sposato a Murzuq. Da questo matrimonio è nato mio padre, Wanis. Ricordo che mio papà ha studiato a Sabha, poi ha viaggiato a Tripoli, prima di arrivare a Bengasi nel 1984. Noi siamo sei figli, una sorella e cinque fratelli. Il primo figlio Mohammed, poi sono venuti Ali, Momen, Nariman, io Abdulkarim, ed Ahmed è l’ultimo. Mio padre era un avvocato, non voleva essere un militare durante il regime Gheddafi. Poi durante le scuole superiori è stato forzato ed ha divorziato per arruolarsi nelle forze armate”. A parlare è Abdul Karim Boukhamada, per gli amici Karim, figlio del generale Wanis Boukhamada, il comandante delle Forze Speciali dell’LNA, o Saiqa Brigate, scomparso il 1mo novembre dello scorso anno per un infarto. Boukhamada ha combattuto ferocemente contro il sedicente Stato Islamico e i gruppi terroristici che avevano esteso il proprio controllo su Bengasi, Derna e gran parte della Libia orientale.

Il 15 novembre 2020, il comandante dell’LNA Khalifa Haftar ha nominato il maggiore generale Abdussalam al-Hassi come successore di Boukhamada e, in seguito all’annuncio, il Dipartimento per il supporto e l’orientamento morale delle forze speciali dell’LNA ha pubblicato le foto sui social media di al-Hassi che arrivava al suo quartier generale, nella sua prima apparizione pubblica dopo aver lasciato Ghariyan nel 2019.
“Abbiamo visto cosa è successo in Siria, così abbiamo combattuto per liberare le nostre città”. Racconta Karim fiero, ma visibilmente emozionato. “Quando la guerra contro il terrorismo è iniziata, a scuola, i miei compagni eravamo divisi tra coloro che seguivano Daesh e coloro che hanno sostenuto l’esercito. Io ho sempre seguito mio padre. Mio padre era più come un fratello e un amico per me ed i miei fratelli. Non ho mai immaginato la sua morte, ho sempre pensato che saremmo morti insieme e nello stesso momento perché eravamo inseparabili. Ricorderò per sempre quando ero vicino a mio padre a Derna e combattevamo contro l’ISIS. Stavamo nelle scuole, dormivamo con i soldati, mangiavamo insieme e ci radunavamo per porre fine al terrorismo. Non ho partecipato al suo funerale, come lavarlo e portare la sua bara, non potevo accettare la sua morte”.

Oggi, per le strade di Bengasi, il poster del Generale Boukhamada campeggia per le strade a fianco a quello del feldmaresciallo Khalifa Haftar. In molti nutrono rispetto e amore verso quest’uomo che ha speso la sua vita per il bene del proprio Paese, restando umile e senza dimenticare le sue origini. “Era sempre vicino alla gente di Bengasi. Tutti si fidavano di lui”.
