Dialogo libico in Tunisia, nuovi tentativi di sabotaggio

Di Vanessa Tomassini.

Nella splendida cornice di Gammarth, a Tunisi, sono già iniziati i colloqui informali tra le delegazioni libiche che si concludernno con la conferenza del 9 novembre. La Missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) ha consegnato gli inviti a settacinque rappresentanti del popolo libico, tra politici, attivisti, esperti di diritti umani e giuristi. La lista dei 75 convocati dall’ONU aveva già subito una ferma condanna da parte della Tripoli Protection Force, una coalizione di gruppi armati nella capitale, che più si è battuta per respingere l’ingresso dell’esercito libico del generale Khalifa Haftar.

A questa voce, si è aggiunta giovedì una dichiarazione della Sala Operativa congiunta di Sirte ed Al-Jufra, un altro gruppo di battaglioni formalmente affiliato al Governo di Accordo Nazionale (GNA), il quale ha annunciato di rigettare qualsiasi soluzione imposta dall’esterno. Il gruppo ha aggiunto che nessuna trattativa verrà accettata finchè i janjaweed ed i mercenari del gruppo russo Wagner non verranno ritirati dal territorio libico, i responsabili di uccisioni consegnati alla giustizia, nonchè prima che vengano assicurate cure ai feriti di guerra all’interno o all’esterno del Paese.

Venerdì, il Ministero dell’Interno (GNA) guidato dal ministro Fathi Bashagha ha messo in guardia di un altro “atto irresponsabile che non serve gli interessi della patria, ma anzi aumenta la divisione tra le persone della stessa Nazione e mina il corso dei negoziati attualmente in corso per trovare una soluzione alla crisi libica e portare il Paese in salvo”. Il Ministero fa riferimento all’arresto di un gruppo di cittadini provenienti dalla regione orientale, attraverso l’aeroporto Benina allo scalo di Mitiga.

La nota afferma che “questi atti commessi da un gruppo di persone per servire i propri interessi e benefici personali non rappresentano il Governo di Accordo Nazionale né servono l’interesse pubblico del Paese”. Bashagha ha incaricato il direttore della sicurezza di Tripoli e il capo dell’autorità investigativa criminale di indagare sull’incidente e prendere le misure legali previste contro il gruppo armato responsabile.

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