Dettagli della visita di Aguila Saleh a Mosca

Di Vanessa Tomassini.
Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha annunciato venerdì la ripresa del lavoro dell’ambasciata russa in Libia, durante i colloqui a Mosca con il presidente del Parlamento libico, la Camera dei Rappresentanti, Aguila Saleh Issa. “Vorrei concludere le mie osservazioni di apertura con il fatto che abbiamo deciso di riprendere le attività dell’ambasciata russa in Libia, che sarà guidata dal Chargé d’Affaires Jamsheid Poltayev, che è qui, ve lo presentiamo”, ha detto Lavrov durante l’incontro con Aguila Saleh. “L’amministrazione dell’ambasciata russa sarà temporaneamente in Tunisia, ma confermo che le sue funzioni includono la rappresentanza della Russia in tutta la Libia”. Ha aggiunto Lavrov, secondo il resoconto dei media locali. Il capo della diplomazia del Cremlino ha riaffermato inoltre che non esiste una soluzione militare al conflitto in Libia, invitando le parti a risolvere i problemi attraverso i negoziati.
Lavrov ha evidenziato che il cessate il fuoco in Libia, proposto dal presidente egiziano Abdel Fatah Al-Sisi con il comandante del Libyan National Army, Khalifa Haftar, al Cairo il 6 giugno, è coerente con le decisioni prese durante la conferenza internazionale a Berlino in merito alle condizioni in Libia. Il presidente della Camera dei Rappresentanti, accompagnato dal ministro degli Esteri del Governo ad Interim di Bengasi, Abdul Hadi Al-Hawaij, è stato anche ricevuto dal presidente del Consiglio federale in Russia, Valentina Matviyenko e dall’emissario speciale del presidente Vladimir Putin per il Medio Oriente e Nord Africa, Michail Bogdanov. Il ministero degli Esteri ad Interim ha dichiarato, attraverso la sua pagina Facebook, che i colloqui di Saleh e Al-Hawaij con i funzionari russi hanno discusso della crisi libica, nonché i vari aspetti della cooperazione congiunta tra i due Paesi. La missione di due giorni delle autorità orientali, segue un altro appuntamento diplomatico avvenuto nei giorni precedenti a Tobruk.

Il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, infatti è stato ricevuto mercoledì da Aguila Saleh nella Libia orientale. Secondo il comunicato stampa del Ministero degli Esteri di Atene, Dendias ha condannato gli interventi stranieri e, soprattutto, l’interferenza della Turchia negli affari interni della Libia. “Abbiamo avuto l’opportunità di concordare insieme su come affrontare la crisi in Libia”. Nikos Dendias ha dichiarato, osservando che per la Grecia il presidente Aguila Saleh è l’unico interlocutore legittimo nel paese nordafricano. Il ministro degli Esteri ellenico ha spiegato che la soluzione alla crisi libica potrebbe rientrare nel processo di Berlino e nel piano d’azione proposto il mese scorso dal presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi che prevede il ritiro di tutte le forze straniere, un prerequisito per la pace e la stabilità per Atene. Il ministro ha sottolineato inoltre che “la Turchia ha una responsabilità storica per ciò che sta accadendo oggi in Libia”, con una posizione aggravata dal trasferimento di mercenari dalla Siria e dalla violazione dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite verso il paese nordafricano.
Durante i colloqui, Dendias ha anche parlato con il presidente del Parlamento e col ministro degli Esteri ad Interim della possibilità di creare un consolato greco a Bengasi per facilitare il commercio e la cooperazione bilaterale. “Abbiamo anche discusso della delimitazione delle frontiere marittime tra Grecia e Libia”. Dendias ha continuato, sottolineando che ciò avverrà in base al diritto internazionale e non con un memorandum invalido come quello tra Ankara e Tripoli. Tutte le potenze straniere, in particolare la Turchia, dovrebbero lasciare la Libia, è stato il messaggio del ministro degli Esteri greco. La Camera dei Rappresentanti, il Parlamento della Libia con sede a est, è internazionalmente riconosciuto tanto quanto il Governo di Tripoli, che tuttavia non ha mai ottenuto la fiducia della Camera. Entrambi sono stati creati dall’accordo politico, firmato a Skhirat, in Marocco nel 2015. Il GNA, guidato dal Primo Ministro Fayez al-Serraj, ha firmato nell’ottobre 2019 con Ankara, un controverso accordo marittimo che conferisce a Erdogan i diritti di esplorazione e trivellazione in vaste aree del Mediterraneo orientale, danneggiando gli interessi di numerosi paesi terzi, in particolare Grecia, Cipro, Egitto e Israele, i quali insieme all’UE hanno rigettato l’accordo.