La sfida per il controllo del sud della Libia

Di Vanessa Tomassini.

Giovedì 21 novembre il comandante della regione militare della Libia meridionale dell’esercito nazionale libico (LNA), il generale Belqasim Alabaj, ha iniziato il suo tour nella storica regione del Fezzan, visitando le città e le basi militari di Taragin, Tamenhint e Murzuq. Qui il generale ha incontrato eterogenei rappresentanti delle componenti sociali libiche. Nello stesso frangente, il comandante incaricato dal premier Fayez al-Serraj per il Governo di Accordo Nazionale (GNA), Ali Kanna, ha chiesto ai militari della regione meridionale di unirsi ai propri battaglioni.

Il capo di Stato Maggiore del GNA, il tenente generale Muhammad Ali Mohammed al-Mahdi, giovedì mattina, ha anche incontrato una delegazione del Consiglio sociale delle tribù tuareg in Libia, per discutere una serie di questioni che interessano la regione meridionale. La delegazione comprendeva il Vice-Presidente del Consiglio, sceicco Abubakr al-Feki Inqdazin, e i membri del Consiglio, gli sceicchi Jili Aghali Al-Tayyaf e Mohammed Musa Toukhi. Il Consiglio Sociale delle tribù Tuareg in Libia ha dichiarato che la delegazione ha discusso con il tenente generale Mohamed Ali Al-Mahdi una serie di importanti questioni riguardanti la regione meridionale, compresa l’attivazione dell’istituzione militare nel sud della Libia, il sostegno all’area militare di Sabha, nonchè i battaglioni, le brigate, le camere di sicurezza e le guardie di frontiera disponibili.

La delegazione ha chiesto, in cambio del proprio sostegno ad al-Serraj, la necessità di completare le procedure finanziarie e amministrative appartenenti a un certo numero di persone del sud in attesa di numeri amministrativi e nazionali, nonchè la necessità di sostenere economicamente la forza di sostegno che protegge i giacimenti petroliferi, soddisfando i loro precedenti diritti finanziari , nonchè il completamento delle procedure riguardanti la loro inclusione formale nell’establishment militare libico del Governo libico con base a Tripoli.

Come abbiamo detto, alla guida della regione militare meridionale, Serraj in qualità di capo supremo dell’esercito libico e di ministro della Difesa della Libia, ha assegnato il comandante Ali Kanna, appartente alla tribù Tuareg e in ottimi rapporti con Misurata. Dall’altra parte, invece, l’esercito libico sotto il comando generale del feldmaresciallo Khalifa Haftar, può contare sull’esperienza militare e i legami tribali del comandante Belqasim Alabaj, già alla guida dei battaglioni dell’esercito libico al fianco di Muammar Gheddafi nel 2011. Alabaj fu rinchiuso dai cosidetti ribelli nelle prigioni di Bengasi dove venivano detenuti diversi elementi terroristici di Ansar al-Sharia. Alabaj, fu trovato insieme ad altre figure di spicco del precedente regime dall’LNA, a cui si unì nella guerra contro Daesh ed al-Qaeda nel capoluogo orientale.

Alla fine di gennaio 2019, l’LNA ha lanciato un’offensiva per ristabilire ordine e sicurezza nella città di Sabha, abbandonata per 8 anni dalle istituzioni, così come nel resto della Libia meridionale in preda a gruppi armati e fazioni locali. Ufficialmente l’LNA annunciò che la ragione dell’operazione era rimuovere i terroristi, i gruppi ribelli ciadiani e proteggere il confine, ma ha di fatto ampliato la legittimità territoriale di Haftar e acquisito i campi petroliferi vicino a Sabha, riducendo notevolmente la già fragile autorità del Governo internazionalmente riconosciuto. Il conflitto ha ridato vita anche ad alcuni conflitti interetnici, poichè l’LNA si è alleato con tribù arabe locali, mentre Tebu e milizie tribali locali sono rimaste al soldo di Serraj.

L’LNA ha iniziato a prendere posizioni vicino a Sabha il 15 gennaio. Il 18 gennaio, fonti locali hanno confermato che l’LNA ha effettuato un raid contro Al-Qaeda nel Maghreb Islamico e i militanti libici del sedicente Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) a nord-ovest di Sabha, sostenendo di aver ucciso almeno tre importanti terroristi, tra cui Al-Mahdi Rajab Dungo, considerato il Ministro della Difesa islamico per la Libia. Sebenne non abbiamo certezza sulla veridicità di queste informazioni, il sorgere di alleanze tra i battaglioni del GNA di Misurata e i gruppi estremisti, è stato confermato da diversi attori locali e membri del Parlamento libico con base a Tobruk. Quattro membri della 128a brigata dell’LNA sono stati uccisi in un’imboscata il 1 ° febbraio vicino a Sabha da membri della tribù Toubou, successivamente il 4 febbraio, il GNA si ritirò da Sabha. Secondo il comandante del GNA, Ahmed al-Ataybi, il premier Fayez al-Sarraj non stava fornendo abbastanza supporto alle sue forze, che di conseguenza si ritirarono o negoziarono con l’LNA.

Con l’avanzare dell’LNA , i gruppi ribelli ciadiani che avevano trovato nel deserto libico la loro sede logistica, subirono una crescente pressione. Una fazione, l’ URF, ha deciso di tornare dalla Libia in Ciad tra il 3 e il 6 febbraio 2019, sperando di lanciare un’insurrezione lì, quando invece fu bombardata dall’aeronautica militare francese su richiesta del governo ciadiano. Francia, Ciad e Parlamento libico avevano precedentemente collaborato contro i militanti ciadiani, ritenendoli un elemento destabilizzante nella regione. Gli insorti ciadiani infatti hanno accusato Haftar di allearsi con il governo del Ciad, che ha chiuso il suo confine con la Libia a Marzo 2019, per sconfiggerli nel sud della Libia.

Le forze LNA e pro-GNA, prima dello scoppio delle operazioni militari nella capitale Tripoli, si erano contese il controllo dei giacimenti petroliferi, alcuni chiusi dal dicembre 2018 dalla compagnia di Stato, National Oil Corporation (NOC). Gli scontri sono scoppiati sul giacimento petrolifero di al-Sharara, a circa 560 chilometri a sud di Tripoli, l’8 febbraio. Il giorno successivo, Haftar dichiarò la Libia meridionale una zona di non volo. Il campo di al-Sharara è stato controllato dall’LNA in soli due giorni. A metà febbraio, l’LNA iniziò ad avanzare verso il campo dell’elefante, el-Feel, negoziando con i militanti Tebou allineati al GNA a guardia del giacimento petrolifero.

Dopo l’assalto a Tripoli, il feldmaresciallo Haftar ha inviato alcuni gruppi attivi nel sud della Libia, a nord-ovest, in sostegno delle forze armate impegnate contro i gruppi armati del GNA, le milizie e alcuni gruppi estremisti fino ad allora rimasti fedeli al Governo islamista della Salvezza, compresa la coalizione Alba libica guidata dal misuratino Salah Badi e alcuni elementi residui del gruppo terroristico Ansar al-Sharia, ufficialmente disciolto in Libia da giugno 2017. Lo spostamento dei battaglioni del sud verso la capitale, ha compromesso la precaria situazione di sicurezza appena reistabilita e i gruppi armati dell’ISIL ne hanno approfittato, attaccando Fuqha il 9 aprile, e Tamanhint il 4 maggio, dove sono stati uccisi undici soldati del 160 ° battaglione. Quest’ultimo attacco sollevò ulteriori dubbi sul coinvolgimento del GNA con gruppi terroristici locali, l’evento infatti fu rivendicato dall’ISIL, ma altri due gruppi hanno affermato di aver effettuato l’attacco, il 166 ° battaglione, un’unità pro-GNA ed il fronte al-Sumud.

Daesh ha così aumentato il numero di attacchi nella Libia meridionale, sfruttando la situazione instabile, prima razziando Ghadwa, il 9 maggio 2019, poi il giacimento petrolifero di Zella, il 18 maggio. In questo contesto, il 18 agosto, la coalizione di milizie della Southern Protection Force del GNA riconquistò Murzuq dopo 2 settimane di pesanti combattimenti con l’LNA allineato alle forze arabe tribali, compresi gli Alahli che furono costretti ad abbandonare la propria città. In questo contesto, il comando degli Stati Uniti in Africa (AFRICOM) ha lanciato oltre 11 raid aerei tra Sabha e Murzuq, uccidendo tra agosto e settembre almeno 48 jihadisti in meno di due mesi. La battaglia per il controllo del sud della Libia, sembra proseguire sul piano diplomatico. Sembra che sia Haftar che Serraj stiano cercando di guadagnarsi la lealtà delle tribù e delle componenti sociali del sud della Libia, nel tentativo di riconquistare le città perse, tra cui in primis Murzuq, dove la violenza potrebbe riesplodere da un momento all’altro.

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