Ministro degli Esteri libico ad Interim a Roma: “con Serraj arrivano i migranti”

Di Vanessa Tomassini.

E’ giunto martedì sera a Roma il ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale del Governo ad Interim con base ad al-Beida, Abdulahdi Ibrahim Lahweej, per una serie di incontri di alto livello. Il ministro dopo aver incontrato parlamentari ed esponenti di eterogenei partiti politici, ha parlato alla stampa ad un evento organizzato dall’Istituto Friedman.

“A Roma e Bruxelles non conviene sostenere l’attuale governo di Tripoli, perché oggi la capitale è controllata dalle milizie e fino a quando la situazione resterà tale, sulle vostre coste arriveranno barconi con i migranti”. E’ questo il messaggio che il ministro ha inviato all’Italia e all’Unione Europea dalla capitale del bel Paese. Lahweej ha sottolineato che la crisi in corso in Libia non è politica ma è legata a un problema di sicurezza che se non verrà risolto rapidamente si trasferirà a tutto il Mediterraneo e nel mondo”.

Il ministro ha aggiunto che affinchè la Libia esca dalla crisi è necessario risolvere il caos delle armi, alimentato dall’assenza del Governo da Tripoli. “Ci sono 21 milioni di pezzi d’armi, una buona parte di queste arriva alle milizie della capitale, dal Qatar e dalla Turchia”. Ha dichiarato esprimendo rammarico per la mancata attuazione dei punti concordati a Skhirat nel 2015, il cui accordo diede vita alla formazione di un Governo di unità nazionale che ha fatto precipitare il Paese nordafricano nel caos. “Le nostre forze armate hanno creato stabilità a Bengasi. Ora abbiamo un programma per liberare Tripoli e raccogliere tutte le armi, istituire il governo del popolo”, ha affermato il ministro. “Vogliamo un paese nuovo,democratico, che rispetti gli esseri umani, senza prigioni. Ungoverno dove vige la legge, dove non ci siano più immigrazione e traffico di esseri umani”.

Il ministro ha affermato inoltre che non è possibile parlare di democrazia ed elezioni in Libia se il Paese non esce da questo caos, prescisando che tutte le conferenze per la Libia organizzate fino ad oggi, compresa quella di Palermo, voluta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, saranno destinate a un totale fallimento senza che si ponga fine al ricorso sistematico alle armi. “Vogliamo che i Paesi dell’Unione europea comprendano bene ciò che accade in Libia” e, dopo aver risolto la questione della sicurezza, il governo di Trobruk è disposto a discuterne anche in una nuova conferenza internazionale”.

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