Serraj corre a chiedere aiuto a Roma

Di Vanessa Tomassini.

Mentre la Missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) sontinua a chiedere una tregua umanitaria alle due parti in conflitto a sud di Tripoli, il premier del Governo di Accordo Nazionale, da cui tutti prendono le distanze, si è precipitato a Roma questa mattina in cerca del sostegno italiano. “L’Italia deve fare di più” è quello che Tripoli e Misurata continuano a ripetere. Il premier Fayez al-Serraj è giunto a Roma accompagnato da una delegazione di diplomatici e ufficiali militari. In cima all’agenda, l’incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che sebbene abbia affermato in un recente punto stampa di non essere non con Serraj, nè con Haftar, permetterà alle milizie di Tripoli di incontrare i responsabili della Difesa italiana. Secondo il quotidiano Repubblica che cita una fonte vicina al Consiglio Presidenziale, “Serraj chiede che l’Italia si impegni molto di più e soprattutto in maniera più visibile per difendere le ragioni del governo sostenuto dalle Nazioni Unite, ma abbandonato dalla comunità internazionale”. Intanto sul terreno gli scontri vanno avanti incessantemente ed i civili continuano a pagare il prezzo maggiore di questa guerra, mentre le due fazioni rifiutano qualsiasi forma di dialogo e cessate il fuoco.

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Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’inizio del conflitto, 432 persone sono morte, 2069 ferite e 50000 sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Se da un lato la Tripoli Protection Force rivendica un’avanzata al fronte, dall’altro il Maresciallo Khalifa Haftar incita i suoi uomini ad intensificare l’offensiva durante il mese sacro del Ramadan iniziato oggi. A tal proposito va detto che quando eravamo al fronte, le milizie di Tripoli hanno rivelato che spesso la guerra cadrebbe proprio a ridosso del mese benedetto, perchè il fatto di combattere una “jihad” autorizzerebbe i soldati ad evitare il digiuno. Per il momento è immaginabile che Conte inviti Serraj a dare la sua disponibilità ad un cessate il fuoco, ipotesi fino ad oggi rifiutata dal premier libico che ha intensificato i raid aerei a Qasr Ben Gashir, Tarhouna ed altre aree interessate dal conflitto. La guerra, che ha fatto precipitare la Tripolitania nel caos, ha risvegliato le preoccupazioni europee per il fenomeno del terrorismo. Dopo che Serraj aveva avvertito l’Italia che tra gli 800mila migranti pronti a partire ci fossero anche dei jihadisti, e dopo le rivelazioni delle sue stesse milizie di combattenti di Ansar al-Sharia al fronte, ieri un violento attentato ha preso di mira il centro di addestramento di Sabha, capoluogo del Fezzan, uccidendo 9 persone. Dapprima l’evento è stato rivendicato dai battaglioni affiliati ad al-Serraj e poi dallo stesso Daesh.

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