UNSMIL monitora e condanna le milizie

Di Ali Ahmed.

La Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) non molla la presa e continua a monitorare le azioni criminali e le condotte immorali dei gruppi armati nella capitale e non solo. Le milizie libiche, già minacciate più volte di sanzioni internazionali dalle Nazioni Unite, sembrano sempre più studenti delle scuole superiori quando alla maturità osservano curiosi se il loro nome è stato inserito nelle liste di ammissione. Così in alcuni cinguettii consecutivi, la Missione ha condannato tramite Twitter gli attacchi contro le strutture mediche, contro un’istituto di credito della capitale e, non ultimo, i recenti scontri di Sabratha.

In particolare UNSMIL ha espresso la sua più ferma condanna per l’incursione all’ospedale Jalaa di ginecologia ed ostetricia, dove le milizie hanno sparato ad un medico, minacciando la sicurezza del personale ospedaliero e dei pazienti, fino ad arrivare ad una sospensione di tre giorni di tutti i servizi medici non di emergenza. “La persistente violenza contro le strutture mediche, compresi bombardamenti di ospedali, le aggressioni ed intimidazioni del personale medico, il saccheggio di farmaci, attrezzature, ambulanze e gli scontri all’interno delle strutture ospedaliere da parte di impuniti gruppi armati devono cessare immediatamente”. Ha tuonato la Missione, ricordando le già difficili condizioni in cui i dottori libici si trovano ad operare per via di un sistema sovraccarico e con risorse insufficenti.

Successivamente UNSMIL ha condannato gli attacchi ricorrenti alla filiale al-Siyahiya di Tripoli della banca Aman, da parte di una banda guidata da Izzeddin al-Daw, Mohammed al-Daw e Abdelkarim al-Rammah. “Attaccare psicologicamente, molestare le donne e ricattarle finanziariamente in cambio di servizi bancari è immorale ed illegale”. Recita un tweet della Missione, che in un cinguettio precedente aveva avvertito di un’escalation a Sabratha, dove domenica, la camera di sicurezza si è scontrata con la milizia al-Ammo di al-Dabbashi già nelle liste sanzionatiorie dell’Onu.

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