Movimenti sospetti di milizie e la tensione nella capitale sale

Di Vanessa Tomassini.
Sono giorni in cui si vocifera un imminente scontro tra milizie nella capitale. Un impavido ragguaglio si era già manifestato lo scorso 26 maggio quando alcune milizie hanno hanno lanciato un segnale alla guardia presidenziale, sebbene la notizia sia stata immediatamente smentita dal Ministero dell’Interno del Governo di Accordo Nazionale. Eppure la situazione è in fermento e le milizie sembrerebbero pronte a sfidare da un momento all’altro il governo centrale di Fayez al-Serraj. Ne sarebbe consapevole Haytham al Tajouri, capo della Brigata rivoluzionaria di Tripoli (TRB) che da giorni sembra essere in allerta, secondo chi gli gira intorno.
All’inizio di questa settimana erano apparsi lungo le strade veicoli pesanti, soprattutto nella parte orientale di Tripoli chiamata Wadi al-Rabie, o Spring Valley, già al centro di tafferugli in passato. Secondo una nostra fonte appartenente ad una ONG americana, dalla pubblicazione del rapporto Audit 2017 all’inizio del Ramadan, che rivelava spese folli di eterogenei attori statali, le milizie di Misurata e i signori della guerra di Tripoli facenti parte del battaglione 301 avrebbero deciso di attaccare la capitale immediatamente dopo l’Eid. Tuttavia anche se il battaglione 301 e TRB sembrano in qualche modo coordinati, un’azione a breve termine è da escludere. Eppure la tensione resta alta. Martedì la Direzione centrale di Sicurezza a Tripoli ha emesso una nota in cui conferma l’esistenza di movimenti “sospetti” intorno alla capitale.
Dopo che nei giorni scorsi alcuni cittadini di Tripoli hanno riferito di movimenti di milizie lungo la strada Tariq Matar ed altre a Garabulli provenienti da Misurata, ieri la partita di calcio tra due squadre locali, al-Ittihad e al-Ahli Club, sarebbe stata sospesa mentre fonti non ancora confermate affermano che l’areoporto di Mitiga sarebbe stato assediato da 57 veicoli corazzati della milizia Karah, dopo che quella di al-Boukra, la mucca, aveva minacciato di assediarlo.
È bene ricordare che la maggior parte delle milizie in Libia sono il risultato di gruppi armati formati, più o meno spontaneamente nel 2011, contro le forze governative di Muammar Gheddafi. Il governo di Tripoli è stato e continua ad essere ampiamente criticato perchè, non riuscendo a smantellare tali gruppi, ha cercato di attirarli dalla sua parte, pagandoli e coinvolgendoli nella protezione delle strutture, dei quartieri, delle istituzioni e persino dei seggi elettorali nel 2014. Ma il presidente Fayez al-Serraj non è il solo responsabile per la crescita in dimensioni, numero e potenza delle milizie, anche la comunità internazionale, in particolare l’Italia e gli Stati Uniti, vi ha contribuito, con la scusante di dover lavorare con “ciò che si ha” nel contrasto all’immigrazione clandestina ed altri tipi di contrabbando.
Il rafforzamento delle forze di sicurezza a Tripoli arriva dopo un incontro a Tunisi tra alcune milizie di Misurata, compreso il battaglione 301 sotto il comando di Mohammed Bushaala, e la comunità internazionale (Francia, Italia e Gran Bretagna). Misurata, dopo anni di isolamento, sta cercando di recuperare un ruolo strategico nel precario equilibrio della regione occidentale, alla luce della recente riconciliazione con Zintan e Tarhouna, alleanza vista ben volentieri dalle milizie islamiste di Tripoli, da quelle che fino ad oggi sono state escluse dal libro paga del consiglio presidenziale, ma anche dagli anziani dell’area sotto il controllo di al-Bukra che hanno già espresso il loro favore perché contrasterebbe la recente concessione di maggiore potere alle forze Rada da parte del presidente al-Serraj. Non è un caso che la diplomazia francese abbia invitato diversi ufficiali di Misurata a Parigi, un invito che tuttavia sarebbe stato declinato.