Parigi, c’è l’accordo: Costituzione a settembre ed elezioni il 10 dicembre

“Ci impegniamo a lavorare in modo costruttivo con l’Onu per organizzare elezioni credibili e pacifiche e per rispettare i loro risultati”. Si potrebbe riassumere con questa dichiarazione d’intenti sottoscritta dalle parti libiche, la riunione internazionale sulla Libia, organizzata dal presidente francese, Emmanuel Macron, questa mattina all’Eliseo. La dichiarazione è stata accettata dal Presidente del Consiglio del Governo di Accordo Nazionale, Fayez al-Serraj, dal Presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled al-Meshri, dal capo della Camera dei Rappresentanti, Aguila Saleh Issa, e dal Generale dell’esercito orientale, Khaliha Haftar, che volendo o nolendo, la Francia è riuscita a far riconoscere all’intera comunità internazionale come legittimo interlocutore politico.
Gli attori libici hanno convenuto la necessità di giungere alle elezioni entro il 10 dicembre 2018, dopo l’approvazione di una carta costituzionale che dovrebbe essere emanata entro il 16 settembre. Nella dichiarazione, qui pubblicata integralmente, si legge anche che le parti si impegnano nel raggiungere l’unificazione delle istituzioni, con la Camera dei Rappresentanti che dovrebbe trasferirsi nella capitale, Tripoli. Gli attori politici si sono infine promessi di partecipare ad una Conferenza Nazionale, che seguirà l’evento seguendo le indicazioni e i tempi del rappresentante speciale della Missione di Supporto in Libia (Unsmil), Ghassan Salamè.
Nessuna scusante quindi, nessun ritardo verrà più tollerato anche se in molti sui social si chiedono: “fino ad oggi hanno fallito, c’è oggi qualcosa di diverso?” Probabilmente si, in primis le aspirazioni personali, ma anche circostanze e bisogni, considerando il clima di tensione che si respira tanto a Tripoli, quanto a Bengasi, eventuali ritardi che non farebbero altro che incrementare l’insofferenza e prolungare l’instabilità, non verrebbero più tollerati dal popolo libico, stremato da 7 anni di confltto. Ovviamente si tratterà di aspettare le reazioni, delle milizie in primis, ma anche di coloro che non sono stati coinvolti nell’iniziativa e di quelli che fin da subito si sono detti contrari, all’interno e all’esterno della Libia.