Calma a Tripoli dopo l’ultima escalation di violenza, oltre cinquantacinque morti

Secondo l’ultimo bollettino ufficiale rilasciato dal servizio di medicina di emergenza, cinquantacinque persone, inclusi civili, avrebbero perso la vita nei recenti scontri a Tripoli che hanno visto contrapposti la Forza speciale di Deterrenza (RADA), la Polozia giudiziaria, da un lato, e la 444ma Brigata Combattente, dall’altro.  Almeno centoquarantasei sarebbero rimaste ferite a causa dei combattimenti a sud est di Tripoli, mentre oltre duecentotrentaquattro famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie case dopo che i combattimenti hanno raggiunto le aree residenziali.

Le università resteranno chiuse fino a sabato e gli esami dovrebbero riprendere la settimana prossima, mentre il capo del governo di unità nazionale, con sede a Tripoli, ha dato avvio ai sopralluoghi immediatamente affinché le strutture scolastiche vengano riparate dai danni subiti prima dell’inizio del nuovo anno accademico. Fonti non ufficiali hanno anche suggerito che le vittime potrebbero essere molte di più di quelle dichiarate.

La nuova escalation di violenza ha avuto inizio lunedì pomeriggio quando il colonnello Mahmoud Hamza, comandante della 444ma Brigata, è stato arrestato da uomini della RADA in un’imboscata all’aeroporto di Mitiga. Schermaglie si erano già verificate tra i due gruppi armati, nella continua lotta per estendere la propria influenza e controllo sulla capitale, già nei mesi scorsi. Dopo incessanti trattative, che hanno visto la mediazione di ufficiali del governo, leader militari e del Consiglio sociale dei notabili di Souq Al-Jumaa, il comandante Mahmoud Hamza è stato rilasciato mercoledì sera dalla RADA.

La violenza ha subito una condanna quasi unanime da parte della comunità internazionale, in primis dalla Missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), la quale ha ricordato che “tutte le parti devono preservare i progressi in termini di sicurezza ottenuti negli ultimi anni e affrontare le divergenze attraverso il dialogo”.  La Missione ha anche ricordato a tutti gli attori “la loro responsabilità di preservare la relativa stabilità prevalente e di creare un ambiente favorevole allo svolgimento di elezioni per soddisfare le aspirazioni del popolo libico”.

La Libia è ancora divisa tra due amministrazioni rivali, il governo di unità nazionale guidato da Abdel Hamid Dabaiba, e l’esecutivo di Osama Hammad con base nell’est del Paese. Malgrado i progressi compiuti dal raggiungimento del cessate il fuoco nel 2020, scontri sporadici si sono verificati più volte nella capitale Tripoli la cui sicurezza è ancora condivisa tra diversi gruppi e agenzie di sicurezza. L’unificazione dell’establishment militare resta un percorso spinoso, così come il processo elettorale, rinviato dal 24 dicembre 2021 e ancora oggi senza una data certa. Allo stesso modo le leggi che dovrebbero regolamentarlo stanno diventando un po’ come l’Araba fenice di Metastasio, “che vi siano ciascun lo dice, ove siano nessun lo sa”.

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