Peggiorano le condizioni di Hannibal Gheddafi, Tripoli segue il caso con le autorità di Beirut

La commissione formata dal Consiglio di Presidenza per seguire il caso di Hannibal Muammar Gheddafi, figlio del rais libico, da anni detenuto in Libano, ha annunciato ieri, martedì, una road-map di misure legali e diplomatiche conformi alla legge in vigore nei due paesi e il diritto internazionale umanitario per porre fine alla “vicenda umanitaria”.

Il comitato, presieduto dal ministro della Giustizia nel Governo libico di Unità Nazionale, ha confermato in un comunicato di essersi rivolto alle autorità libanesi e al ministro della Giustizia a Beirut per il coordinamento e la cooperazione per la liberazione di Hannibal Muammar Gheddafi e che “il governo di unità nazionale sta seguendo tutti i casi di prigionieri libici all’estero”. La commissione non ha fornito ulteriori dettagli sul caso, tornato al centro dell’attenzione pubblica in Libia nelle ultime settimane, soprattutto dopo il deterioramento delle condizioni di salute del figlio del defunto colonnello Muammar Gheddafi dopo aver iniziato il mese scorso uno sciopero della fame in protesta.

Venerdì, parlando ai media locali, l’avvocato di Hannibal, Reem Al-Dabri, ha detto che la commissione formata dal Consiglio presidenziale sul caso Hannibal, “non ha preso particolari provvedimenti”, sottolineando che è diventata “una questione di aiuti umanitari per un persona in sciopero della fame e non può aspettare, perché ogni minuto che passa è una minaccia per la sua vita” e ha esortato le autorità libiche competenti a intervenire tempestivamente per salvarlo.

Al-Badri ha confermato che le condizioni di salute di Gheddafi sono diventate molto critiche e si troverebbe tra la vita e la morte, osservando che la sua famiglia non può più pubblicare sue foto alla luce delle condizioni che ha raggiunto durante lo sciopero della fame per protestare contro la sua continua carcerazione senza base legale.

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