Dabaiba, “nessun militare correrà alla presidenza della Libia senza prima dimettersi”

Abdel Hamid Dabaiba, durante il suo discorso al secondo incontro dei prigionieri della “guerra di liberazione 2011”, presso il quartier generale della 53a Brigata in Misurata, ha espresso il suo rifiuto della possibilità per qualsiasi militare di candidarsi alle elezioni prima di dimettersi dal suo incarico, aggiungendo che la norma costituzionale per le elezioni deve essere prima sottoposta a referendum popolare e non può essere approvata solamente dalla Camera dei Rappresentanti e dall’Alto Consiglio di Stato.
“Qualsiasi base costituzionale per le elezioni deve essere sottoposta a un referendum popolare, e non accetteremo mai il ritorno del governo militare, e abbiamo sprecato anni in sentenze militari. Ogni soldato che vuole governare deve togliersi l’uniforme prima di partecipare alle elezioni”. Ha dichiarato Dabaiba, indicando la sua disponibilità a rinunciare alla sua posizione se le leggi elettorali venissero concordate. “Giuro su Dio, sono pronto a dimettermi domani se le leggi elettorali e la base costituzionale affinché i libici possano votare venissero concordate”. Ha dichiarato, aggiungendo che “la Libia è una e non può essere divisa. Moriremo tutti per questo, siamo usciti con la rivoluzione il 17 febbraio, e nessuno può superarci, e ringraziamo l’esercito libico per i suoi sforzi”.
Giovedì, 2 marzo, l’HCS ha approvato in seduta d’emergenza il tredicesimo emendamento alla dichiarazione costituzionale già approvato dall’HoR e pubblicato in Gazzetta Ufficiale dello Stato. La sessione è stata convenuta dal presidente Khaled Al-Meshri, su richiesta di diversi deputati, soltanto dopo che il Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite e capo di Unsmil, Abdoulaye Bathily, ha annunciato al Consiglio di Sicurezza un’iniziativa che consentirebbe di indire elezioni presidenziali e parlamentari in Libia, attraverso la formazione di un comitato di alto livello formato da rappresentanti delle forze politiche, leader sociali, ed esponenti della società civile.
Dopo mesi e mesi di trattative, HCS e HoR hanno finora fallito di trovare un consenso sulla base costituzionale, ma hanno annunciato la formazione di un comitato congiunto paritetico (6 + 6) per discutere la legge elettorale e trovare un compromesso sui punti di disaccordo, compresa la possibilità per militari e detentori di doppia cittadinanza di candidarsi alle elezioni presidenziali.
Il capo dell’HCS e dell’HoR, rispettivamente Khaled Al-Meshri ed Aguila Salah, hanno criticato il briefing di Bathily e il meccanismo proposto descrivendolo come “pericoloso” e “non neutrale” oltre a sollevare dubbi sul fatto che l’iniziativa minerebbe la sovranità nazionale dello Stato libico.