Dabaiba conferma 2023 anno delle elezioni in Libia, ma non sarà lui a condurre il Paese al voto

Il Primo Ministro libico, Abdel Hamid Al Dabaiba, ha annunciato che il 2023 sarà l’anno delle elezioni per il Paese nordafricano martoriato da anni di conflitto civile e divisione politica. Al-Dabaiba, il cui esecutivo di unità nazionale, gode di una popolarità ai minimi storici, inferiore anche a quella di Serraj nel 2020, ha affermato nuovamente lo slogan “il sangue dei libici non sarà carburante per la guerra”.

Le dichiarazioni di Dabaiba al Consiglio dei ministri giungono in concomitanza di diverse iniziative locali ed internazionali per mettere fine all’esistenza del Governo di Unità Nazionale. In Turchia, diversi esponenti della Fratellanza Musulmana ed altri partiti democratici si riuniranno per discutere delle modalità con cui convenire nuovamente il forum di dialogo politico, una sorta di nuovo comitato dei 75, afferma un candidato presidenziale parlando in condizione di anonimato.

Il Consiglio presidenziale libico ha facilitato, con il sostegno della Missione Onu, Unsmil, un incontro tra i presidenti di Camera ed Alto Consiglio, rispettivamente Aguila Salah e Khaled Al-Meshri che dovrebbe svolgersi l’11 gennaio 2023 a Ghadames. Si ricorderà che le due Camere hanno precedentemente concordato di procedere parallelamente con i tre fascicoli: costituzionale, esecutivo e posizioni sovrane.

Il 13 gennaio, come ha rivelato Africa Intelligence, l’inviato speciale degli Stati Uniti per la Libia, Richard Norland, riunirà i suoi omologhi europei il 13 gennaio, a Washington, per un aggiornamento urgente della situazione. All’incontro dovrebbe partecipare questa volta anche il capo di Unsmil, Abdoulaye Bathily.

Insomma, il 2023 per Dabaiba non poteva iniziare in modo peggiore. Il premier, finito nuovamente al centro delle polemiche per le spese folli nell’organizzazione delle celebrazioni per l’indipendenza della Libia, lo scorso 24 dicembre, ancora nel ciclone per la consegna agli USA di Abu Ajila, rischia ora di dover far fronte a nuove chiusure petrolifere.

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